Yellen contro Draghi. La sfida è iniziata ieri con il governatore della FED che ha reiterato la necessità per l’istituto di Constitution Avenue di agire in direzione di un rialzo dei tassi nella prossima riunione del FOMC del 16 Dicembre. Janet Yellen ha sottolineato i rischi di un immobilismo della FED che potrebbe “rigettare l’economia americana in recessione”. L’altro aspetto importante è legato alla gradualità con cui la Federeal Reserve affronterà i successivi rialzi mettendo in evidenza l’intenzione di mantenere un approccio estremamente graduale, condizione già digerita dai mercati. Sull’obbligazionario USA infatti si è assistito ad un appiattimento della curva dei tassi sul breve periodo, indicatore che il mercato non si aspetta mosse successive in serie ravvicinata.
Sul fronte europeo e dopo i dati particolarmente allarmanti sull’inflazione usciti ieri in zona euro, Draghi affronterà a cuore un po’ più sereno il consiglio direttivo di oggi e con un mandato forte legato proprio all’urgenza di un’azione che riporti l’inflazione verso il suo target di medio periodo.
Le indiscrezioni trapelate in questi ultimi giorni parlando di una sforbiciata sul tasso di deposito che potrebbe raggiungere il negativo di 0.40% o l’imposizione di un tasso duale condizionato dagli importi detenuti dalle banche presso la BCE. Questa seconda opzione che prevederebbe un doppio tasso a -0.20% e a -0.50% avrebbe il duplice vantaggio: far ripartire il mercato interbancario sopito con un ritorno dei flussi dalle banche core alle periferiche e creare le condizioni tecniche per la BCE a tornare acquistare titoli core che attualmente non sono acquistabili perché contraddistinti da rendimenti inferiori al tasso minimo.
Infine Draghi dovrà andare a rivedere il programma di Quantitative Easing con la possibilità di un ampliamento in dimensioni, titoli acquistabili e soprattutto durata, nonostante quest’ultimo aspetto sia già implicito nell’attuale programma. Il QE2 potrebbe raggiungere la cifra di 80 miliardi al mese, secondo le stime più aggressive, e permettere a Draghi di dare una spinta extra all’inflazione attualmente sotto pressione.
Market Movers
02:45 Cina PMI Servizi Caixin cons. 53.1 prec. 52.0
10:00 Eurozona PMI Servizi cons. 54.6 prec. 54.6
10:00 Eurozona PMI Composito Markit cons. 54.4 prec. 54.4
10:30 Regno Unito PMI Servizi cons. 55.0 prec. 54.9
11:00 Eurozona Vendite al dettaglio m/m cons. 0.2% prec. -0.1%
13:45 Eurozona Riunione politica monetaria BCE cons. 0.05% prec. 0.05%
13:45 Eurozona Riunione BCE Deposit facility cons. -0.3% prec. -0.2%
14:30 Eurozona Conferenza stampa Draghi (BCE)
15:45 Stati Uniti PMI Composito Markit cons. prec. 56.1
16:00 Stati Uniti PMI non-manifatturiero ISM cons. 58.0 prec. 59.1
16:00 Stati Uniti Audizione Congresso Yellen (FOMC)
19:10 Stati Uniti Discorso Fischer (FOMC)
EURUSD
La giornata si apre ancora in fase di debolezza per la moneta unica che si attesta in area 1.0550 in attesa della riunione di politica monetaria della BCE di oggi. È ormai chiaro che l’area tra 1.0550 e 1.06 dove si sono concentrati gli scambi in quest’ultima fase storica rappresenti l’intervallo di stabilità in cui il mercato sconta l’azione della FED del prossimo 16 Dicembre, reiterata ieri dal governatore Yellen, e una azione da parte della BCE che tuttavia, non essendo ancora definita potrebbe aprire scenari contrastanti. Tuttavia analizzando l’operato del presidente della BCE Mario Draghi, l’azione dell’istituto di Francoforte di oggi sarà sufficientemente incisiva e riporterà la moneta unica verso quota 1.05 con possibilità di discesa ulteriore verso quota 1.04/1.0450, anche se sembra improbabile una discesa più marcata.
GBPUSD
Il cable continua a scontare una importante fase di debolezza legata principalmente ai fondamentali macroeconomici che sembrano delineare una fase di degenza dell’economia britannica. Le quotazioni, dopo una importante fase di volatilità che ieri ha portato il cambio da 1.5050 fino in area 1.49, si stanno concentrando oggi a cavallo di 1.4950 in attesa della riunione della BCE. Anche i dati macroeconomici statunitensi potrebbero contribuire ad una continuazione delle violente oscillazioni di prezzo sul cambio GBPUSD, anche se ulteriori forti ribassi possono essere esclusi per la giornata di oggi.
USDJPY
Dopo una sessione asiatica all’insegna del miglioramento delle quotazioni dello yen giapponese, anche legato alla performance dell’azionario che ha mantenuto l’indice di riferimento (Nikkei ndr) in territorio negativo, l’apertura delle contrattazioni in Europa ha visto USDJPY toccare nuovamente 123.50. Le quotazioni e la volatilità hanno scontato la presa di posizione decisa del governatore della FED Janet Yellen che ha confermato ieri, così come probabilmente farà oggi, l’intenzione dell’istituto di Washington a rialzare i tassi nella prossima riunione del 16 Dicembre, mantenendo tuttavia un atteggiamento molto cauto sui prossimi rialzi.
Emanuele Rigo