Occhio sempre alla scadenza, ma scopriamo perché una recente ricerca americana ci spiega come non sia sempre dannoso usare farmaci scaduti

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Far scadere un farmaco non è assolutamente un male. Anzi, banalmente, si potrebbe dire che è un bene. Semplicemente perché, per molto tempo, non ne abbiamo fatto uso. Di conseguenza, quando torniamo ad averne bisogno è abbastanza logico guardarne la data di scadenza. Da sempre ci viene detto e consigliato di non utilizzare farmaci scaduti. Questo perché potrebbero essere alterati nei loro principi e quindi non solo non essere più efficaci, ma diventare anche dannosi.

Tuttavia, è bene precisare che la data posta sulle confezioni non è propriamente un limite invalicabile da non superare. Invece, è un’indicazione di massima su quello che sarebbe il termine oltre il quale l’azienda produttrice non garantirebbe più l’efficacia del farmaco. Potremmo dire una sorta di tutela. Esattamente come accade per alcuni prodotti e alcuni cibi. Si declinano, in pratica, responsabilità per utilizzi oltre la data di scadenza. Nella realtà, però, non è detto che dopo quel giorno il farmaco vada a perdere efficacia o, addirittura, possa essere dannoso. Una recente ricerca apparsa sul Journal of the American Medical Association (JAMA), rivista scientifica statunitense, ha fatto emergere dati molto interessanti.

Occhio sempre alla scadenza, ma scopriamo perché una recente ricerca americana ci spiega come non sia sempre dannoso usare farmaci scaduti

La Food and Drug Administration (FDA), ente governativo che regola i farmaci negli Usa, ha dimostrato che i farmaci potrebbero essere utilizzati abbondantemente oltre la loro data di scadenza. Questo a patto che siano conservati in maniera perfetta. Se così fosse, non andrebbero a perdere la loro efficacia. Sono stati analizzati farmaci scaduti da moltissimi anni ed è stato rilevato che ben 14 principi attivi presenti al loro interno fossero ancora quasi perfettamente conservati. Il quasi è stato utilizzato perché la percentuale esatta di efficacia è all’incirca del 90%. Tra questi, anche il paracetamolo, principio attivo tra i più diffusi.

Con questo, però, non si vuole incentivare l’uso dei farmaci scaduti. Anzi, questi sono comunque da evitare. Però, se per disattenzione dovessimo farne uso, non è detto che bisogna allarmarsi subito. In particolar modo per l’aspirina, per esempio, non ci sarebbero pericoli, se non la perdita della sua efficacia. Anche perché bisogna tenere in considerazione lo stato di conservazione e il fatto che la ricerca ha analizzato farmaci non aperti. Questi, infatti, subiscono un deterioramento condizionato, per esempio, dal luogo in cui sono tenuti, dall’esposizione alla luce, dall’umidità e dalle fonti di calore.

Di conseguenza, occhio sempre alla scadenza, ma scopriamo perché una eventuale dimenticanza o disattenzione potrebbe non essere così grave. Quello che ha rivelato la FDA ci può confortare, ma se avvertissimo sintomi sospetti è bene subito ricorrere alle cure del proprio medico.

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