Nuovo ciclo di stress test bancari in arrivo. Coi parametri degli anni ‘80 il sistema sarebbe da tempo in default

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Pare proprio che l’autunno in arrivo non voglia farsi mancare nulla. Dopo la crisi turca, le tensioni sugli emergenti a causa dei timori sui dazi (di cui parleremo domani), l’agitazione che circonda l’Italia stretta tra il suo atavico deficit e le manovre di un governo che cerca il cambiamento, ora arrivano o meglio tornano gli stress test bancari.

Sì, perché domani scadono i termini per l’invio finale alla Banca centrale europea delle simulazioni che hanno lo scopo di verificare  la tenuta dei bilanci bancari in due scenari, uno normale e uno avverso, nel triennio 2018-2020.

I test riguarderanno 37 istituti europei, comprensivi di numerosi istituti italiani, tra cui Intesa Sanpaolo , Unicredit, Banco Bpm e Ubi Banca. Nel complesso le banche UE selezionate  possiedono il 70% del totale delle attività bancarie dell’area euro.

Pare certo però che la  Bce metterà alla prova dei test anche  altre banche quali Bper (MI:EMII), Mediobanca (MI:MDBI), Banca Carige (MI:CRGI) e Iccrea, senza però renderne noti gli esiti.

Per le banche principali invece l’istituto centrale potrà pubblicare gli esiti di questi stress test fino al 2 novembre 2018, anche se il Sole 24 Ore scrive che dalle “prime risultanze le banche risultano in tenuta e il clima tra gli operatori è positivo”.

Considerando l’andamento borsistico dei titoli principali del settore vorrei proprio vedere cosa capiterebbe se il clima fosse negativo. Se non tengono un supporto che è uno col clima positivo cosa potrebbe capitare con il sentiment opposto? Qualcosa che già da ora può essere catalogato come un cataclisma.

D’altronde le regole su cui sono costruiti gli stress test sono parametri man mano adattati a contenere la crisi. Mi spiego meglio facendo un paragone con la misurazione dell’alcool per chi è alla guida.
Una volta questa verifica non era necessaria così come per le banche non erano necessari gli stress test.
Si prestava il denaro raccolto con criteri di saggezza, punto e basta.

Si guidava ,salvo rare eccezioni, da sobri.
Poi la crescita del numero degli incidenti stradali, in termini bancari sofferenze ha avviato un percorso di regolamentazione opposto: da un lato per gli automobilisti i livelli di alcool accettati sono stati via via abbassati  e le sanzioni adottate elevate significativamente, per le banche invece si è seguito il percorso opposto: ovvero l’ancoraggio alla patrimonialità della banca si è sempre più scorrelato dalla mole di credito concessa (spesso senza criterio o nei casi peggiori ad amici di amici…) mole che si è vieppiù allargata grazie alle cartolarizzazioni sistematiche dei crediti precedenti e addirittura la loro moltiplicazione con la leva dei CDS.

E’ come se la BCE avesse man mano allargato le maglie dei parametri basandosi non più sulla solidità propria delle banche in quanto tali ma facendo riferimento ai denari dei depositanti.

In sostanza coi parametri degli anni ’80 ma anche ’90  una buona parte del sistema bancario europeo sarebbe in default.

E’ inutile farsi illusioni: fino a che gli asset tossici non saranno rimossi dalle banche europee come accaduto negli stati sovrani quali USA, Svizzera e Gran Bretagna, questo settore è da tenere fuori dai propri portafogli tranne il caso, peraltro sconsigliabile, si intenda il mercato come un casinò e si punti su qualche rimbalzo occasionale.

D’altronde come potete leggere in altri articoli sul sito graficamente molte banche proiettano ribassi pesantissimi e  a questo punto anche purtroppo probabili.