Dopo le ultime novità sulle pensioni, perché un neolaureato o un 30enne dovrebbero pensare a iniziare da subito a costruire una rendita?
Cominciamo dalla definizione di pensione, che già chiarisce molte cose. Essa è “una obbligazione, che consiste in una rendita vitalizia o temporanea, corrisposta ad una persona fisica, in base ad un rapporto giuridico con l’ente o la società che è obbligata a corrisponderla, per la tutela del rischio di longevità o di altri rischi (invalidità, inabilità, superstiti, indiretta). Il sistema pensionistico pubblico è finanziato con l’imposizione fiscale, da cui deriva il termine obbligatorio. Quindi, l’obbligo di pagare agli enti previdenziali i contributi obbligatori per le assicurazioni obbligatorie. Questi assumono la forma di imposte dirette o imposte indirette a seconda dei soggetti contribuenti. Da ciò discende che le pensioni erogate dagli enti pubblici si pagano con le imposte.”
Sembra complesso, ma non lo è. Voi versate il denaro anticipatamente (ma in maniera obbligatoria), e ve lo restituiscono quando smetterete di lavorare. Semplice.
In sintesi, le cifre più importanti sono: raggiungimento dell’età di 66 anni e 7 mesi come requisito della pensione di vecchiaia; contributi per 42 anni e 6 mesi per ottenere la pensione di anzianità; ogni mensilità corrisponde al 71% dello stipendio medio corrisposto durante l’attività lavorativa; 448 € di pensione sociale, 542 quella con contributi minimi (25 anni). Il sistema pensionistico italiano copre il 16,8% del Pil, per una spesa annua di 270 miliardi di €.
Novità sulle pensioni: perché un neolaureato o un 30enne dovrebbero pensare a iniziare da subito a costruire una rendita
Ma ci sono inghippi, naturalmente. Le recenti riforme delle pensioni, almeno a partire da quella targata Dini, hanno modificato progressivamente la questione delle pensioni in Italia. Quel 71% a cui si è appena accennato una volta era il 100%. Oggi che le finanze dello Stato non sono più in ordine (da tempo), non è più possibile, per un lavoratore, ricevere come pensione quanto percepiva come stipendio. La differenza, presto fatta, è mediamente del 29%. Come colmare questo disavanzo? L’unica alternativa è una pensione integrativa.
“La pensione integrativa è una forma di risparmio pensionistico, che si aggiunge alla pensione di base del regime pubblico obbligatorio (primo pilastro, quello visto prima) e costituisce il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano. Il suo scopo è quello di contribuire a mantenere un tenore di vita adeguato anche dopo il pensionamento, in un regime tutelato e fiscalmente vantaggioso.” Capito? Senza pensione integrativa, il “tenore di vita adeguato” che era mantenuto (si spera) dallo stipendio, non ci può essere. Va da sé, quindi, che prima si pensa a quando iniziare ad accumulare per questo progetto, più questa maturerà durante la vita del sottoscrittore. Ecco quindi che dopo le ultime novità sulle pensioni, perché un neolaureato o un 30enne dovrebbero pensare a iniziare da subito a costruire una rendita.
L’esempio pratico di pensione integrativa per un neolaureato
E facciamo un esempio pratico. Pensiamo ad una persona che chiameremo Anna. Anna ha 25 anni e ha appena terminato i suoi studi universitari. È una biologa neoassunta, con un reddito annuo netto di €12.000. Andrà in pensione a 70 anni e 3 mesi. Anna decide di iscriversi ad un fondo pensione. Guadagnando poco per i primi anni della sua attività lavorativa, i suoi nonni hanno deciso di darle una mano. Essendo giovane e potendo contribuire per un lungo periodo, viene scelto un comparto azionario di un fondo pensione, linea di gestione prevalentemente orientata verso titoli azionari, adatta ad una partecipazione di lungo periodo. I nonni decidono di versare 200€ mensili, di cui la nipote potrà recuperarne 49,16 € grazie alla deducibilità fiscale dei contributi.
Calcoli e proiezioni
Dopo 10 anni, raggiunta una maggiore stabilità economica, il capitale accumulato grazie ai versamenti effettuati dai nonni sarà di 28.702 €. A quel punto Anna comincia a contribuire lei stessa al fondo pensione.
Così facendo, al momento del pensionamento, otterrebbe una pensione integrativa annuale lorda di 13.683 € (13.311 € netta), derivante dal capitale accumulato di 280.432 € lordi (dato da 219.647 € di contributi versati e 60.785 € di rendimenti ottenuti). Grazie alla previdenza integrativa, Anna riduce completamente il suo divario previdenziale, e il giorno che andrà in pensione potrà farlo con una cifra identica al suo ultimo stipendio.