In pochi conoscono la differenza fra pellicole per alimenti. Molte volte si parla genericamente di pellicola ma distinguiamo tra PE e PVC.
Quella in PVC (polivinilcloruro), è la più comune. Di sicuro è la pellicola più aderente agli alimenti ma anche quella potenzialmente più rischiosa. Al composto di polivinilcloruro, in fase di produzione vengono infatti aggiunti degli additivi plastificanti come gli ftalati. Questi composti chimici se a contatto con cibi unti o grassi possono migrare con facilità su di essi.
Secondo alcuni studi di settore la potenziale dannosità di questo fenomeno riguarderebbe effetti sul sistema endocrino, riproduttivo e persino metabolico. Dovremmo evitare, quindi, di avvolgere alimenti oleosi come lasagne, salse, burro, margarina, salumi e burro con pellicole in PVC. La migrazione dei ftalati si verificherebbe solo in caso di contatto con alimenti “unti”.
Non tutti sanno che esistono diversi tipi di pellicola per alimenti e come usarle
Esiste infatti un secondo tipo di pellicola, ovvero la pellicola in PE. Queste pellicole sono costituite in polietilene e non contengono i famigerati ftalati.
È però meno maneggevole, meno aderente e soprattutto impermeabile. In questo caso crea più condensa e gli alimenti possono deteriorarsi in meno tempo rispetto a quelli imballati con la pellicola PVC.
La pellicola PE è quindi un materiale stabile ma meglio evitare il contatto con gli alimenti molto acidi, come ad esempio il classico mezzo limone.
La normativa di riferimento, il Regolamento Europeo 10/2011, inoltre, non obbliga il produttore a specificare in etichetta se si tratti di uno o dell’altro tipo. Questo in virtù del cosiddetto segreto industriale. Il Regolamento comunque specifica che la migrazione totale delle sostanze da una plastica ad un alimento non può superare 60 mg/kg di alimento.
In etichetta, sulle confezioni di cartone che contengono le pellicole, troviamo però l’indicazione sui cibi che è adatta ad avvolgere. Se troviamo la dicitura di non avvolgere burro, salumi, ecc., probabilmente siamo davanti ad una pellicola in PVC.
Quello che assolutamente non deve mancare è il simbolo grafico di bicchiere e forchetta che indica l’idoneità al contatto con alimenti.
La resistenza alle alte temperature non è una caratteristica delle pellicole. Per il forno meglio optare per la stagnola.
Le alternative ecologiche
Esistono delle alternative ecologiche. Si tratta di una pellicola in tessuto di cotone biologico imbevuto di una speciale miscela a base di cera d’api.
Questa pellicola di tessuto può essere riutilizzata fino ad un anno perché lavabile.
Novità all’orizzonte
Si moltiplicano gli studi sulle bioplastiche e i materiali che aumentino la vita e la shelf life degli alimenti.
Il Centro Ricerche ENEA di Brindisi, ad esempio, ha realizzato una plastica bio derivata da un estratto degli anacardi che sembra promettere molto bene.
Occorrerà attendere qualche anno per l’ingegnerizzazione del meccanismo produttivo ma presto avremo nuove pellicole per alimenti biodegradabili.
Nel frattempo leggiamo sempre le confezioni perché non tutti sanno che esistono diversi tipi di pellicola per alimenti e come usarle.