È ormai da tempo, da quando si è sviluppata la questione coronavirus, che questo tema monopolizza in gran parte l’attenzione di media ed analisti di vario tipo, medici, politici, e via dicendo.
Ed anche il governo Conte è stato quasi totalmente assorbito dalle diverse problematiche che la riguardano.
Ma con l’arrivo di questa sorta di fase 3, dopo che il virus ha almeno parzialmente allentato la presa, tornano i nodi che, prima della pandemia, stavano per abbattersi sul Governo, mentre altri, nuovi, si sono aggiunti sul terreno dell’agone politico.
Cerchiamo quindi di comprendere cosa a breve potrebbe verificarsi.
Intanto, per chi non fosse informato, una importante notizia: oggi stesso l’esecutivo potrebbe dimettersi.
Ma perché faccio questa affermazione, che potrebbe sembrare clamorosa, e quali sono i nodi di cui parlavo?
Non solo coronavirus: la mozione di sfiducia e gli altri nodi politici
Cerchiamo quindi di capire quali sono questi nodi politici, e qual’ è la mozione di sfiducia, di cui sto parlando, avvalendoci di questa scaletta dei principali temi che intendiamo trattare.
- La mozione di sfiducia
- Decisioni in materia di coronavirus: così non va
- Prorogato lo stato di emergenza?
Se in ambito europeo per l’Italia sono giunte buone notizie dalle prospettive dell’incontro tra Macron e Merkel (anche se altri paesi del Nord hanno continuato a mettersi di traverso, Austria in testa), nuovi possibili fonti di crisi si stanno abbattendo sull’esecutivo italiano.
Abbiamo parlato di mozione di sfiducia, ma in realtà sono due le mozioni di sfiducia, presentate in particolare contro il Ministro della Giustizia in carica, una di Più Europa, l’altra del centrodestra.
Oggi si vota al senato, ed il governo teme un voto contrario.
La posizione di Italia Viva
In particolare è in bilico la posizione di Italia viva, che potrebbe cogliere l’occasione, per far cadere il governo. In tal senso, è opportuno richiamare che si sono susseguite diverse dichiarazioni, come quelle di Crimi, reggente dei pentastellati in sostituzione di Di Maio, ma anche quelle di Del Rio (PD), che hanno ribadito il concetto che se il voto di sfiducia contro il ministro passa, cade l’intero governo.
Anche perché Bonadefe non è solo ministro, ma capodelegazione dell’intero Movimento 5 stelle al governo.
I motivi di attrito di partiti ed esponenti politici contro l’attuale guardasigilli, come noto, sono molteplici.
Volendo riassumerli, possiamo dire che la sua impostazione è sempre stata espressione di un sostanziale giustizialismo, opposto alle concezioni garantiste di partiti come Italia viva, ma anche di molti esponenti del PD e di altri gruppi, come Più Europa, per non parlare della totalità, o quasi totalità del centro destra.
A tali motivi di fondo si sono poi aggiunte altre problematiche, rimaste un po’ in sordina durante la prima fase del coronavirus. Dalle rivolte nelle carceri, alla scarcerazione di importanti esponenti della criminalità organizzata.
Sino all’ultima notizia bomba, esplosa proprio ieri. Agli arresti il capo della procura tarantina ed altri esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine.
Le accuse sono molto pesanti. Si arriva addirittura ad ipotizzare processi alterati per indagare persone, la cui innocenza era conosciuta, e per dirottare indagini da soggetti, invece colpevoli di gravi reati.
Certo, il ministro personalmente nulla centra, ma si fa valere, in questi casi, una responsabilità politica, che conduce solitamente alle dimissioni (personalmente ritengo che un guardasigilli, in presenza di certi fatti, farebbe meglio a dimettersi, senza attendere un voto di sfiducia).
La posizione dei renziani
Particolarmente rilevante la posizione dei senatori renziani (oggi la sfiducia si vota al Senato), che rappresentano quei 17 voti, indispensabili per la maggioranza, voti che quindi potrebbero far cadere Bonafede e, con lui, condurre alla dimissioni di Conte.
Sono numeri determinanti. Numeri che Renzi potrebbe far pesare oggi. Dopo che nei giorni scorsi, sul suo blog personale, ha domandato agli italiani cosa ne pensassero di Bonafede, invitando a comunicargli la propria opinione tramite mail.
Parrebbe, quindi, ancora incerta la decisione finale, che dovrebbe essere espressa poi nella giornata di oggi, probabilmente dopo dichiarazioni dello stesso Bonafede.
Insomma, oggi il Governo potrebbe cadere.
Ma vorrei cogliere l’occasione di questo articolo per parlare anche di come stiano andando le cose più in generale, alla luce delle decisioni del Governo.
Decisioni in materia di coronavirus: così non va
Oggi si vota questa mozione di sfiducia, che probabilmente, se passa, farà cadere il governo.
Ma, anche al netto dell’operato del guardasigilli, dopo ormai circa 5 mesi di azione governativa sul coronavirus, il resto dei risultati è condivisibile?
A mio modesto avviso, come già ho detto diverse volte, no, sotto molteplici profili. Ed è anche questo uno dei nodi politici, che probabilmente influirà sui destini dell’odierna giornata politica. Il fatto è che molti, soprattutto di Italia viva, quindi anche nella maggioranza, non sono affatto concordi su come le cose vengano gestite, ed ecco che la mozione di sfiducia è anche l’occasione per far cadere un esecutivo, di cui ormai si condivide poco o nulla.
Fatto nascere anche da chi era principale avversario dei pentastellati, come Renzi, tanto per affrontare l’emergenza, ma poi, come pronosticato, esecutivo che non avrebbe certo avuto vita facile.
Intanto, non possiamo sottacere i tanti gridi di invocazione, di aiuto, della miriade di operatori economici, che evidenziano un fatto, se vogliamo banale, ma drammatico: con i provvedimenti presi per i protocolli, molte attività non riescono a stare in piedi economicamente, strette tra minori ricavi e maggiori costi. Tanto che molte neppure riaprono, e forse non riapriranno più.
Anche il capitolo del denaro, che doveva arrivare, secondo le trionfali parole di un Conte, che ama troppo spesso presentarsi come salvatore della patria, si sta rivelando deludente.
Se quei soldi sono arrivati dovrebbero, ancora una volta, dirlo gli operatori economici, che invece affermano tutto il contrario.
Ma, come talora ho avuto modo di ricordare, economia non significa solo soldi o risorse finanziarie. Più in generale, significa gestione di tutte le risorse che necessitano.
In questo caso pensiamo ai tamponi, alle mascherine, ai guanti
Di tutto questo doveva occuparsi il Governo, unitamente a chi delegato con i relativi poteri, il commissario Arcuri.
Ebbene, con quali risultati?
Meglio stendere un velo pietoso.
Questi nodi non sono solo l’espressione personale di un mio giudizio sull’operato dell’esecutivo ma, stando alle varie dichiarazioni di esponenti politici, anche quello che pensa non solo l’opposizione, ma significativi esponenti della maggioranza.
E’ quindi evidente che il governo è ormai considerato, da parte significativa della stessa maggioranza, ormai più un ostacolo, che una risorsa.
Basterà quindi ai renziani l’accordo raggiunto sulla sanatoria degli immigrati, quale do ut des, per votare contro la mozione di sfiducia?
Tale ipotesi, avanzata da qualche analista, è tutt’altro che certa.
Prorogato lo stato di emergenza?
Ma in questo articolo, intendo dare al lettore un’altra notizia, che probabilmente sarà sfuggita a molti.
Come noto, il famoso decreto sul rilancio economico ha tardato ad essere pubblicato, e quindi ci si è dovuti basare, per un primo esame, sulle bozze disponibili.
In tale contesto, all’art. 16 della bozza si parlava di proroga di altri sei mesi degli stati di emergenza non più prorogabili, che scadevano a fine luglio.
Quali stati di emergenza?
In un primo momento si era pensato trattarsi dello stato di emergenza per il Covid 19. Ed allora ci si era domandati cosa sapesse l’esecutivo, per decidere di prorogare di altri 6 mesi, sino a gennaio 2021, lo stato di emergenza.
Peraltro la decisione pareva abbastanza contraddittoria con la decisione delle riaperture.
Infatti, prorogare uno stato di emergenza significa che questo non è passato.
Poi, un esame più attento ha evidenziato, intanto, che si parlava di stati di emergenza, al plurale, mentre quello per il covid è uno solo.
Si è quindi pensato ad altri stati di emergenza, relativi a situazioni locali.
L’art. 16 del testo definitivo
Inoltre l’articolo 16 della bozza parlava di stati di emergenza non più prorogabili, mentre quello per il Covid lo era, potendo appunto essere prorogato di altri 6 mesi.
Non ci si riferiva, quindi, allo stato di emergenza sanitario, ed ora all’art. 16 del testo definitivo si parla di altro.
Questa della proroga eventuale non era una questione di poco conto, visto che autorizza poteri e norme anche in deroga alla maggior parte di quanto previsto dall’ordinamento giuridico ed in sostanza una sospensione della normale democrazia.
Comunque problema definitivamente chiarito dall’art. 14 del testo definitivo, che esplicitamente dice che lo stato di emergenza per il Covid 19 non è prorogato.
Quindi la scadenza è quella iniziale del 31 luglio.
Almeno su questo possiamo dire che si tratta di un elemento positivo di chiarezza.
Si è infatti chiarito che non è soggetto a proroga uno strumento che consente gravi deroghe al normale stato democratico.
Forse, un po’ di sana consapevolezza di voler fare almeno un po’ di chiarezza, in vista della possibile fine del proprio incarico, da parte dell’attuale esecutivo?
Peraltro dopo le tante incertezze, che hanno riguardato anche i protocolli che le attività dovevano seguire.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT”