L’assegno mensile INPS è una prestazione erogata dall’Ente solo su richiesta dell’avente diritto. Si tratta dell’assegno sociale che dal 1° gennaio 1996 ha sostituito la pensione sociale. Inoltre, la prestazione non permette la reversibilità ai familiari superstiti. Però, non bisogna commettere questo errore se si vuole ottenere l’assegno INPS di 460 euro al mese, sono 3 le cose da valutare. Analizziamo di cosa si tratta rispondendo ad una domanda di una Lettrice posta agli Esperti di ProiezionidiBorsa. Inoltre, questi chiarimenti sono utili a molti che si trovano in situazioni analoghe.
I beneficiari dell’assegno sociale INPS
La domanda posta da una Lettrice e riguarda l’assegno sociale richiesto da una donna di 67 anni di età, con casa di proprietà al 50% con il marito, e senza nessun reddito personale. Ma il marito della Lettrice percepisce una pensione di circa 1.500 euro netti al mese.
L’INPS ha rigettato l’istanza presentata per il riconoscimento dell’assegno sociale.
In effetti, non bisogna commettere questo errore se si vuole ottenere l’assegno INPS di 460 euro al mese, sono 3 le cose da valutare. Verifichiamo quali sono.
Le 3 cose da valutare prima di fare domanda
L’assegno sociale nel 2021 è pari a 460,28 euro al mese corrisposto per 13 mensilità. Per ottenere il riconoscimento dall’INPS dell’assegno sociale sono richieste determinate condizioni:
1) età anagrafica di 67 anni;
2) cittadinanza italiana oppure se appartenente ad un paese dell’Unione Europea;
3) possesso di un reddito inferiore al limite previsto annualmente dalla legge.
In riferimento al limite di reddito, se il soggetto richiedente non è coniugato, per il 2021 il limite di reddito è di 5.983,64 euro. Invece, se il soggetto è coniugato il limite di reddito annuo di 11.967,28 euro.
Quindi, nel caso esposto, anche il reddito del coniuge entra nel calcolo del limite di reddito. Queste soglie vengono elevate ogni anno rivalutandole.
I redditi da considerare (all’atto della prima liquidazione della prestazione) sono quelli relativi all’anno di decorrenza dell’assegno. Mentre, per verificare la permanenza del diritto per i successivi anni, bisogna considerare i redditi dell’anno precedente.
Riepilogando, la risposta negativa dell’INPS è giusta.