La pasticceria italiana comprende una varietà enorme di prodotti di qualità. Da poco è finito il Natale, e con esso le abbuffate di panettone milanese e di pandoro veronese.
E, durante tutto l’anno, è bellissimo potersi regalare una cassata siciliana, o un buon tiramisù, o ancora il delizioso cioccolato piemontese (di cui segnaliamo gli immortali gianduia e cuneesi al rhum). Inoltre, se ci si sente ispirati, è possibile mettere in pratica ottime ricette e cucinare da sé ottimi dolci.
E tra i migliori prodotti italiani, ne troviamo uno napoletano: il babbà al rhum. Girando per le strade di Napoli, è facile imbattersi in pasticcerie che lo forniscono anche da asporto. Magari impreziosito da un bel po’ di panna, servito in comode ciotole da passeggio.
Certo un caposaldo della pasticceria napoletana non si può non considerare inventato proprio all’ombra del Vesuvio, vero? Ebbene no. Il babbà non è stato inventato a Napoli.
Le origini franco-polacche del babbà
Il babbà si ispira alla “babka”. Ovvero una torta lievitata dalla forma a ciambella tipica dell’Europa orientale. E, in particolare, della Polonia.
Bene, la Storia vuole che sia stato un re di Polonia a creare il babbà: Stanisław Bogusław Leszczyński. Il re, attorno al 1700, decise di creare un dolce nuovo, poiché aveva voglia di un po’ di babka ma, essendo sdentato, non poteva mangiarla. Allora trovò una soluzione: cucinò una “babka”, e la intinse in un tipico vino ungherese (il tokaji), ammorbidendola.
Il babbà era nato, ma non ancora come lo conosciamo oggi, con quell’ottimo rhum. Fu solo nel XIX secolo che un pasticcere parigino, marito di una nobile polacca, decise di modificare la ricetta del sovrano vissuto un secolo prima, cambiandone la forma, ed intingendolo nel rhum.
Il successo di questo dolce fu immediato ed arrivò fino a Napoli, dove ancora adesso (come tutti sappiamo) è uno dei fiori all’occhiello della cucina partenopea.
La prossima volta che un nostro amico dirà che di sicuro il babbà è sempre stato partenopeo, potremo rispondere che il babbà non è stato inventato a Napoli, ma a Parigi.