Misure integrative del sequestro penale di armi

sequestro penale

Affrontiamo in questo articolo una problematica che potrebbe sembrare per addetti ai lavori, ma che tale non è in molti casi.

Può infatti capitare che si trovino vere e proprie armi in casa, senza neppure avere il porto d’armi o altro titolo che ne autorizzi la detenzione.

Un parente poteva legittimamente detenere tali armi, avendo ad esempio ottenuto un porto d’armi, ma cosa succede alla sua morte?

I conviventi, se erano a conoscenza di tali armi, dovrebbero farne denuncia alle forze di pubblica sicurezza, per essere in regola con la legge.

Diversamente, qualora non facciano questa segnalazione, sarebbero responsabili di un reato. E anche se di gravità limitata, sarebbe di natura contravvenzionale, previsto dal secondo comma dell’art. 697 del codice penale.

Misure integrative del sequestro penale di armi

Ma la mancata segnalazione di armi presso la propria abitazione, integra sempre gli estremi di tale fattispecie penale?

Sicuramente no. Infatti ben può capitare che chi detenesse del tutto legittimamente tali armi, non abbia comunque comunicato tale circostanza ai propri congiunti.

E tali armi potrebbero ritrovarsi magari in posti dove non si va mai a guardare.

Ad esempio in un armadio a muro, che veniva utilizzato solo dal detentore delle armi, piuttosto che in un vecchio baule, o in un angolo nascosto di qualche solaio.

Solo che ad un certo punto capita che le forze dell’ordine facciano un controllo delle armi, regolarmente denunciate e legittimamente detenute.

Considerando l’età dei legittimi detentori, vengono in tal modo a comprendere dove possano trovarsi armi, che appartenevano a chi defunto, anche se non denunciate dai parenti del medesimo.

A questo punto sorge un problema.

Cosa fare di queste armi?

La tutela dell’incolumità delle persone ha comportato di affrontare tale questione con una novellazione di alcune norme del TULPS.

Il nuovo istituto del ritiro cautelare

La previgente normativa lasciava un vuoto da colmare.

Infatti consentiva solo il sequestro di armi collegate a reati, lasciando scoperto tutto l’ambito delle armi non rientranti in tali casi.

Proprio come nella situazione di chi, avendo armi in casa e non essendosene mai accorto, non può essere considerato responsabile neppure del reato contravvenzionale, sopra citato, relativo a mancata segnalazione.

Proprio per questo motivo è stato introdotto il ritiro cautelativo.

Non si tratta di una misura di diritto penale, ma di diritto amministrativo.

Può essere assunta dal Prefetto o da ufficiali ed agenti di pubblica sicurezza.

Viene quindi assegnato un termine, entro cui il detentore può cedere le armi a soggetto in tal senso autorizzato.

Ad esempio ad un’armeria.

In caso di mancata cessione, le armi vengono definitivamente confiscate e solitamente rottamate.

Problemi pratici nella attuazione dell’istituto

Ovviamente l’estensione dei poteri delle pubbliche autorità in materia di ritiro di armi ha comportato che presso commissariati e sedi delle forze dell’ordine si dovesse conservare un numero sempre maggiore di armi, che prima invece restavano nel luogo dove si trovavano.

Di qui la necessità di smaltimento in tempi veloci.

Per questo, solitamente le forze dell’ordine sollecitano chi può a cedere le armi, con conseguente velocizzazione delle pratiche, senza necessità di mandare le armi alla rottamazione o essere trasferite in appositi depositi, anche delle forze armate.

È quindi consigliabile rivolgersi a qualche armeria, domandando se questa sia in contatto con il commissariato o comunque l’ufficio che si sta occupando del ritiro.

In questo caso, la collaborazione già attiva, legata ad esempio ad attività di consulenza (alcuni armaioli collaborano in tal senso con le forze dell’ordine) spesso implica che, anche solo per fare un piacere da parte dell’armeria, si decida da parte di questa di acquistare armi che, se invece proposte individualmente dal privato, l’armeria non sarebbe solitamente disponibile ad acquistare.

Un consiglio finale

Del resto, non tutte le armi hanno lo stesso mercato. Quindi, a proposito di misure integrative del sequestro penale di armi, il consiglio finale è il seguente.

Se ci si accorgesse di avere armi in casa, magari perché detenute da qualche parente defunto, è bene avvisare le forze dell’ordine.

Se invece non ci si accorgesse della loro presenza, bisognerebbe dichiararlo alle forze dell’ordine che ci hanno contattato per il ritiro cautelativo.

Quindi bisogna cercare di contattare qualche armeria che sia già in contatto con l’ufficio, da cui dipende la pratica. In questo modo si agevola la dismissione e si potrebbe ricevere anche qualche discreto introito economico per la cessione.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT