Mercati: perchè il rialzo potrà continuare

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I mercati come da attese hanno ripreso molto probabilmente la strada del rialzo e per il momento non ci sono ragioni nè grafiche e nè economiche tali da poter far cambiare questa tendenza.

Non vediamo pericoli e tutto ciò che oggi sembra tale è a parer nostro solo rumore di fondo che ha poco a che fare con l’evoluzione di un rialzo di Borsa.

Ci spieghiamo meglio, ma sgombriamo il campo affermando che verrà usato un linguaggio non tecnico in quanto la volontà è quella di farsi capire da chiunque leggerà questo articolo,  dall’addetto ai lavori ma anche da chi potrebbe masticare  poco di economia.

Se osserviamo un rialzo/ribasso di Borsa ci rendiamo conto che nelle serie storiche:

se il Pil sale; i tassi tendono salire (sale l’inflazione), i mercati azionari salgono, le materie prima tendono ad aumentare di prezzo= aumento della domanda;

se il Pil scende; i tassi tendono scendere (scende l’inflazione), i mercati azionari scendono, le materie prima tendono a diminuire di prezzo= aumento dell’offerta.

Oggi ci soffermeremo sui rialzi di Borsa.

In sostanza l’aumento di domanda è alla base di questo “meccanismo. Tutto il resto, guerre, attentati, governi che cadono, valute che si svalutano e per portala ai tempi nostri guerre dei dazi, BREXIT, sono solo rumore di fondo che possono rallentare un processo ma le probabilità che l’invertano (in base ai calcoli di probabilità ponderati su ragioni storiche)  sono davvero basse.

L’economia quindi il Pil oscilla fra periodi di rallentamento/recessione a quelli di espansione/bolla.

Le banche centrali, usando la leva dei tassi, possono rallentare/anticipare un processo ma difficilmente possono invertire una tendenza che sembra immanente al processo stesso e risponde a meccanismi che a parer nostro si rifanno e rispondono  alle “leggi naturali”.

Man mano che il Pil aumenta, vengono aumentati i tassi per mantenere l’inflazione sotto controllo.

Europa in panne, America  che cerca di allungare il proprio ciclo economico

Il possibile default argentino degli ultimi giorni dovrebbe avere effetti limitati sul ciclo economico mondiale. I paesi emergenti seppur fra diverse problematiche dovrebbe reggere e continuare a mantenere, seppur far dati contrastanti,  la crescita in positivo. Il Giappone potrebbe guidare la crescita dell’area asiatica.

In Europa la situazione è un pò diversa.

I dati tedeschi che rasentano una recessione non sono altro che la cartina tornasole dell’economia europea che è in seria difficoltà. C’è la farà stavolta la BCE a risollevare le sorti? C’è da ricordare che negli anni scorsi il QE della BCE non ha sortito effetti tali da far svoltare al rialzo e in modo duraturo  la congiuntura. Stavolta sarà diverso? Lo capiremo dal meeting del 12 settembre!

Veniamo all’economia americana.

La curva dei rendimenti a 2/10 anni quando si è inclinata al ribasso ha portato alle ultime 7 recessioni. Nelle scorse settimane abbiamo segnalato degli incroci al ribasso ma anche qualche falso segnale. L’economia americana si sta avviando alla recessione? Un indicatore affidabile, il Treasury spread utilizzato dalla FED di Saint Louis scommette che dal luglio 2020 in poi ci possa essere un rallentamento/recessione.

Cosa è successo frattanto?

Prima ricordiamo la storia in proposito: quando la curva dei rendimenti si è inclinata negativamente  la recessione si è verificata dopo 12/18 mesi frattanto i mercati azionari americani hanno continuato a salire fra il 7 ed il 15%.

Cosa è successo stavolta?

In America è in corso il più lungo ciclo di espansione economica e la FED (se ci consentite di concerto con la Casa Bianca) sta cercando di allungarne la durata.

La situazione economica a stelle e strisce può essere schematizzata in questo modo:

a) disoccupazione ai minimi;

b) Pil superiore al 2%;

c) mercati azionari sui massimi;

d) inflazione ancora sotto il 2% ma nè tanto alta e nè tanto bassa;

e) PMI all’ultima rilevazione sotto 50 ma le medie sono ancora sopra;

f) ultime trimestrali positive  migliori delle attese.

Quindi il taglio dei tassi dell’ 1 agosto e quelli che probabilmente verranno, sono una sorta di stipula di una polizza assicurativa che ha lo scopo di evitare il rallentamento che si dovrebbe essere nei prossimi 12/18 mesi (come da curva dei redimenti e Treasury Spread!).

Mercati e statistica storica sui tagli dei tassi”proattivi”

Quando la FED nel 1971,1984,1987,1989,1995 e 1998 in contesti economici similari tagliò i tassi, nel 100% dei casi i mercati sono saliti nei successivi 12 mesi fino al 16%.

Al momento non vediamo ragioni per cui anche stavolta questa “esperienza” non debba ripetersi.

La nostra view è che il rialzo dei mercati americani ed internazionali ha le ragioni economiche per continuare.

Qualcuno potrebbe dire che non saranno giustificati dai fondamentali (questo sarà da vedere), qualcun altro apostroferà questo rialzo come bolla, la verità è che il movimento atteso si è ripetuto negli annali storici e fa parte del ciclo economico e dei mercati. Non è nulla di abominevole come a qualcuno potrebbe apparire.

Veniamo alle proiezioni dei prezzi.

Proiezioni dei prezzi dei mercati internazionali  dal 1 luglio al 30 dicembre

I minimi per il periodo considerato dovrebbero essere stati già segnati durante il mese di agosto. I massimi annuali proiettati come da frattale per il 2019 dovrebbe venire segnati a dicembre.

S&P 500

area di minimo 2.730/2.873

area di massimo 3.211/3.349

Primario supporto 2.822.

La proiezione cambia in chiusura settimanale inferiore ai ai 2.727

Dax Future

area di minimo 11.431/12.080

area di massimo 13.301/14.011

Primario supporto 11.257

La proiezione cambia in chiusura settimanale inferiore ai  11.265

Eurostoxx Future

area di minimo 3.188/3.363

area di massimo 3.700/3.429

Primario supporto 3.231.

La proiezione cambia in chiusura settimanale inferiore ai  3.188

Ftse Mib Future

area di minimo 19.670/21.000

area di massimo 23.600/24.715

Primario supporto 19.920.

La proiezione cambia in chiusura settimanale inferiore ai 19.350.

Si procederà per step.