Mercati Internazionali: saliremo fino a Maggio?

Portofino

Tratto dall’Ebook 120 anni a Wall Street

Dopo il ribasso fra febbraio e marzo, la reazione degli ultimi giorni, puo’ essere ravvisata come l’inizio di una nuova gamba rialzista per qualche mese?
La statistica afferma che il mese di aprile ha elevate probabilità di chiudersi positivo e tale positività dovrebbe protrarsi fino al mese di maggio almeno.

E dopo maggio?

A sentire la statistica si dovrebbero “tirare i remi in barca”!
La frase “sell in may and go away” viene ogni anno citata dai giornali durante il mese di maggio e sta a significare che con il mese di maggio inizia il mercato orso. Per cui è meglio se gli investitori fanno liquidità e aspettano tempi migliori per comprare. Si, ma quando? Ci sono due finali diversi del modo di dire precedente. Il primo dice “but remember to come back in september”; il secondo “but buy back on St. Leger Day”, laddove “St. Leger Day” si riferisce ad una classica dell’ippica che si svolge ogni anno a settembre a Doncaster in Inghilterra. In pratica il “sell in may and go away” implica che il mercato ha performance peggiori tra maggio e settembre rispetto agli altri mesi dell’anno. Sebbene l’origine di questo detto sia europea, il market timing che esso implica è noto anche negli Stati Uniti come “Halloween indicator”, poiché si dovrebbe entrare sul mercato il 31 ottobre e uscire il 30 aprile.
Nella tabella sotto è riportato per il periodo 1929-2007 la performance dell’indice DJ separatamente per i periodi Maggio-Ottobre e Novembre-Aprile. Notiamo come a partire dagli anni ’50 la performance nel periodo Novembre-Aprile sia stata sistematicamente migliore rispetto a quella del periodo Maggio-Ottobre.
Maggio-Ottobre Novembre-Aprile
1929-1939 2,47% -4,45%
1940-1949 3,57% -0,13%
1950-1959 3,36% 9,94%
1960-1969 -1,51% 5,10%
1970-1979 -4,78% 5,72%
1980-1989 3,53% 9,71%
1990-1999 2,65% 12,57%
2000-2007 -0,93% 3,93%
Totale 1,44% 5,33%
Tabella Performance media del Dow Jones separatamente per i periodo Maggio-Ottobre e Novembre-Aprile ottenuta considerando gli anni dal 1929 al 2007.
Ma quale può essere una spiegazione di un tale effetto?
Dal punto di vista generale non c’è nessuna ragione per cui la performance nel periodo maggio-ottobre debba essere peggiore di quella novembre-aprile. In termini probabilistici diremmo che la probabilità è del 50% per ognuna delle due ipotesi.

Il “data snooping” (ricerca surrettizia di un effetto nei dati) non sembra essere una spiegazione plausibile. Sullivan, Timmermann e White (1998) hanno effettuato uno studio sistematico degli effetti stagionali per verificare se il loro manifestarsi fosse dovuto ad una distorsione indotta dal cercare un effetto e hanno mostrato che non c’è una loro significativa evidenza. Fa eccezione l’effetto “sell in may”, mentre per l’effetto gennaio valgono le considerazioni discusse nel relativo capitolo.
Un’altra possibile spiegazione potrebbe essere legata al rischio. Cioè nel periodo novembre-aprile il rischio, inteso come ampiezza delle fluttuazioni dei mercati azionari (deviazione standard della distribuzione delle performance). Lo studio sui 37 mercati mostra che il rischio più alto è nel periodo maggio-ottobre cui è associata una performance peggiore. Per cui neanche questa è una spiegazione plausibile.
L’effetto potrebbe essere l’artefatto dell’effetto gennaio. Anche in questo caso non c’è nessuna evidenza che sia questo il caso. I due effetti sono scorrelati. Inoltre, è stato verificato che anche escludendo il crash dell’ottobre 1987 il risultato non cambia.
Un’altra ipotesi potrebbe essere che la differenza in performance tra i due periodi sia dovuta o a una variazione dei tassi d’interesse o ad una variazione dei volumi di trading. Sebbene non ci sia nessuna evidenza statisticamente significativa che l’effetto sia dovuto a questa ipotesi, va detto che i volumi tendono ad essere più elevati nel periodo novembre-aprile.
Potrebbe essere allora legato alla performance di qualche settore dell’economia? Anche in questo caso la risposta è negativa. Indipendentemente dal Paese, quando l’effetto “sell in may” si manifesta è comune a tutti i settori dell’economia.
Per concludere diciamo che sebbene la logica di un mercato finanziario non preveda un effetto del genere, la storia ci dice il contrario. Per cui non c’è ancora una spiegazione plausibile dell’effetto “sell in may”.

Vedremo cosa accadrà quest’anno!

Tratto dall’Ebook 120 anni a Wall Street