Mercati: il giorno delle valutazioni

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Dopo l’euforia di ieri sui Mercati, per l’ok della Commissione Europea alla manovra di Bilancio italiana, oggi sulle piazze di scambio è una giornata difficile.

La panoramica sui mercati

Alle 12.30, infatti, il Vecchio Continente vedeva il Ftse Mib tornare al segno meno con -1% (18.741 punti) e uno spread Bund/Btp a 251 punti. Sul fronte del rendimento del bond tricolore, il decennale arrivava a 2,75%.

Non andava meglio sul resto dell’Europa dove il Cac 40 arrivava a -1,5%, il Dax a -0,95%, il Ftse 100 a -0,15%.

Mercati e commodities

Crollo del petrolio, calo dell’Europa, nuovo tonfo a Wall Street e ritorno del pessimismo diffuso. Queste le cause principali che vedono a Piazza Affari un risultato negativo anche nei singoli settori di materie prime (-3,45%), telecomunicazioni (-3,18%) e servizi finanziari (-2,44%). In particolare per quanto riguarda le materie prime è da segnalare il crollo del petrolio che alle 12.44 registrava una quotazione del 3,5% sul Brent e del 3,45% sul Wti. Tradotto in numeri si arriva a 55,2 dollari al barile per il benchmark nord europeo e a 46,5 per quello statunitense. Un calo che si è manifestato a Piazza Affari in un -3,5% per Saipem.

Cosa ha scatenato la tempesta sui listini?

Le attese per una Fed intenzionata a rialzare il costo del denaro sono state soddisfatte con un +0,25% sui tassi di interesse. Ora la forbice va da 2,25% a 2,5%. Quello che invece ha deluso i mercati è stata la decisione di continuare anche nel 2019 il cammino della normalizzazione. L’unico sconto che ha dato il governatore della banca centrale Jerome Powell sul prossimo futuro è stato di diminuire a due, dagli iniziali tre, gli aumenti previsti.

La Fed meno accondiscendente

Due appuntamenti, quindi, che la stessa Fed giudica come certi. Il tutto mentre il mercato era arrivato a pensare ad uno stop se non, in alcuni casi estremi, anche ad un nuovo ritorno all’allentamento. Invece l’era del Quantitative Easing è finita. In realtà ai mercati è piaciuta poco anche la revisione sul Pil a stelle e strisce per il 2019.

Previsioni Pil Usa 2019

Allo scadere del prossimo anno la ricchezza prodotta da Washington arriverà al 2,3% contro un’iniziale soglia del 2,5%. Una posizione che, a prescindere da tutto, conferma anche la volontà di Powell di sottolineare l’indipendenza dell’istituto bancario. La Fed era stata oggetto nelle ultime ore delle ire, più volte manifeste, del presidente Usa Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca aveva definito assurda l’ipotesi di un eventuale, quarto rialzo dei tassi. Ipotesi che, invece, si è puntualmente avverata.