Mercati fra rialzi e ribassi, ciclicità storica e fondamentali

Portofino

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In precedenti articoli abbiamo esaminato la situazione dei mercati utilizzando molteplici tecniche di analisi: frattali, analisi tecnica, analisi macroeconomica.
Lo scenario prevalente, che ne scaturiva, era a favore di una dinamica di lateralità/ribasso, dettata dalle dinamiche inerenti alle dianzi indicate tipologie di analisi. Ma è sempre opportuno considerare tutti i tasselli che compongono una situazione, ed almeno un paio erano ancora mancanti, nel quadro analitico/previsivo descritto.

Infatti, i trend di mercato richiedono sempre varie conferme, ed è anche in tale ottica che abbiamo pensato al presente articolo.

Un tassello importante, per comprendere le future dinamiche di un trend azionario, è legato all’analisi fondamentale, cioè quella analisi che, tramite studio dei bilanci e dei livelli di sopravalutazione e sottovalutazione dei titoli, indica se le quotazioni attuali siano in linea, come si usa dire, con i fondamentali, o meno.
Proprio in tal senso, intendo far riferimento ad un metodo di analisi semplice, ma efficace, dato dal rapporto tra prezzo e utili, il famoso p/e.
Al numeratore tale indicatore pone le quotazioni di borsa, di uno specifico titolo, piuttosto che di un indice, mentre al denominatore poniamo l’utile, di una specifica società o riferito ad indici di borsa.

Solitamente, si considera come p/e di equilibrio quello desunto da alcune formule, basate su medie storiche di questo rapporto o su tassi d’interesse, ma spieghiamo qualcosa di più di tale ratio.
Ipotizziamo, ad esempio, che la media storica del rapporto p/e di un determinato titolo o indice sia pari a 10.
Questo significa che la quotazione sarà in equilibrio quando esprimerà 10 volte gli utili di quell’azione o di quell’indice azionario.

Ma questo parametro va spesso usato dinamicamente: se, infatti, le previsioni circa gli utili sono in aumento, questo significa che, rispetto ad un attuale rapporto p/e di 10 corrisponderà sicuramente, in futuro, un rapporto inferiore, e quindi che esiste una prospettiva di rialzo sul titolo o indice considerato, mentre se le previsioni future sugli utili sono al ribasso, allora questo significa che il rapporto p/e tenderà ad aumentare, e che quindi i prezzi, per ritornare in equilibrio, devono scendere.
Questo parametro p/e, come pure altri che si utilizzano in analisi fondamentale, tende attualmente ad esprimere un cosiddetto livello di equilibrio per le principali borse europee.
Quindi, visto che nell’anno in corso non sono, al momento, previste particolari riprese nel trend degli utili aziendali, la situazione deporrebbe a favore di un ribasso, che riporti i livelli delle quotazioni su prezzi più a sconto, rispetto agli attuali.
Tuttavia, a tali previsioni si contrappongono quelle più a lungo termine, che sono decisamente più ottimistiche, e che parlano di interessanti probabilità di ripresa degli utili aziendali, già verso la seconda metà dell’anno.

Questo significa che anche l’analisi fondamentale oscilla tra un’ ipotesi di valutazione corretta delle attuali quotazioni, ed una ipotesi di sottovalutazione.
Un’altra tipica situazione, quindi che depone a favore di quello scenario d’incertezza, già più volte descritto, e che è favorevole soprattutto ad un trend laterale.
A nostro avviso, chi ha sempre e soltanto ragione, sono però i mercati, e sotto questo profilo ci preme osservare un particolare tassello, che avevamo sottolineato alcune settimane fa.
Un trend, come noto, ha una caratteristica a proseguire, una resistenza alle inversioni, per così dire.
Proprio al fine, quindi, di discernere meglio falsi e veri segnali d’inversione, avevamo sottolineato l’importanza di usare determinati filtri di conferma, in caso di segnali di potenziale inversione.

Una raccomandazione che si è rivelata puntuale e precisa, proprio a partire dal Fib.
Infatti, cos’è successo?
Il FIB è uscito al ribasso dal canale rialzista che ne sosteneva le quotazioni sin dal 9 gennaio.
La proiezione ribassista, conseguente a tale rottura, è stata centrata in area 15900, ed ecco l’importanza del filtro.
Perché si sviluppi un ulteriore ribasso, e la correzione in corso non si limiti ad una pura dinamica laterale, occorre che alcuni minimi, che nel frattempo si sono formati, siano superati se non da un’intera barra giornaliera ribassista, quanto meno dai valori di chiusura.
Questi minimi sono due: 16320 e 16185.
Il primo corrisponde al minimo giornaliero, formatosi prima del primo rimbalzo, successivo alla rottura della trend line del canale rialzista.
Ne avevamo già sottolineato la rilevanza ed infatti nessuna chiusura giornaliera si è registrata sinora sotto tale livello, a conferma della valenza supportiva del medesimo.

Inoltre, osserviamo che in corrispondenza del 9 e del 21 febbraio, peraltro due date coincidenti con altrettanti setup temporali di top or bottom settati su time frame giornaliero, si è formata una configurazione di doppio massimo, che verrebbe confermata sotto 16185.

Una particolare attenzione, quindi, va posta a chiusure giornaliere sotto i precitati livelli, e quindi in caso di chiusura sotto 16320 primo obiettivo a 16185, e sotto tale livello obiettivo lungo il bordo inferiore del canale rialzista di medio, attualmente transitante in area 15300.

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