Mercati finanziari, spread e titoli di Stato: come reagiranno alla conferma del rating?

debito pubblico italiano

Dopo i giudizi di Standard & Poor’s e Fitch, è arrivato venerdì sera anche il giudizio di Moody’s sull’Italia e il suo debito pubblico . Il voto in pagella sui nostri titoli di Stato è rimasto invariato al livello “Baa3”, ossia investment grade. Il rischio era infatti legato a un possibile declassamento nella fascia junk, spazzatura, con tutto il corredo di pessime conseguenze che una simile decisione avrebbe trascinato con sé. Alla vigilia di una nuova ottava di Borsa giustamente ci si chiede: i mercati finanziari, spread e titoli di Stato come reagiranno alla conferma del rating?

Qual è stato il pericolo appena scampato?

Per provare a immaginare la reazione dei mercati bisogna capire qual è stato il pericolo appena scampato. Borse e mercati spesso anticipano gli eventi, quindi è lecito supporre che la chiusura di venerdì incarnasse il clima di dubbio e di attesa. Il giudizio di Moody’s è uscito infatti a mercati chiusi. Laddove ci fosse stata una bocciatura, i possibili rischi a cui si sarebbe andati incontro sarebbero stati:

  • spread in salita: quindi il Tesoro italiano costretto a corrispondere di più (in termini di interessi) dalle prossime emissioni obbligazionarie.
  • Avrebbe poi aggravato anche i costi della raccolta di denaro mediante obbligazioni da parte di tutti gli altri emittenti nazionali. Vale a dire le singole aziende (a partire da quelle quotate) che emettono bond.

Pericolo scampato dunque?

Scampato il pericolo, il fine è quello di capire i mercati finanziari, spread e titoli di Stato come reagiranno alla conferma del rating? La risposta non è semplice, anche in funzione delle tante variabili con cui l’ottava che sta per iniziare dovrà confrontarsi.

Primo: la reazione dello spread. Dal suo trend gli investitori cercheranno di capire i possibili movimenti tanto dei titoli di Stato quanto delle azioni (specie bancarie e finanziarie).

Il mercato opterà per il risk-on o per il risk-off?

Una possibile discesa dello spread da quota 236,2 di venerdì darebbe un pò di respiro; discorso opposto in caso di sua risalita.

Secondo: l’effetto degli accordi sul MES. Verosimilmente dal 1° giugno molti Stati a corto di liquidità (ci sarà l’Italia?) attiveranno le linee di credito del Fondo salva-Stati, su cui venerdì si è raggiunto il fatidico accordo. Darebbe modo ai Governi nazionali di sostenere l’economia: tutto questo basterà a dare conforto ai mercati?

Terzo: le scaramucce Trump-Cina. A novembre c’è in ballo la rielezione del Presidente USA, Trump, per cui fino ad allora nulla è da escludere a priori sull’asse dei rapporti tra i due Stati. Che spesso, quando non trovano l’intesa, si “twittano” a suon di dazi al commercio. Come sempre più penalizzati ne risultano essere i titoli più votati all’export (ad esempio le aziende del lusso e i titoli industriali in generale).

Quarto: consumi e il grado di riapertura della Fase-2 . Questi sono due parametri prettamente di economia domestica, sebbene in parte legati al Covid-19. Vuol dire che per far ripartire la macchina economica occorre rilanciare gli acquisti: in questo momento c’è bisogno che chi ha i soldi torni a comprare. Se sul mercato non si vende, sarà lo stesso mercato a non produrre: la macchina s’inceppa, le aziende non fanno utili, i titoli in Borsa vanno a ruota.

Tutto rimandato in autunno

Per quel concerne le 4 agenzie di rating, infine, il discorso viene ora rimandato in autunno, quando ritorneranno a riesprimersi. Ricordiamo infatti che oltre alle tre agenzie USA da anni è attiva anche la canadese Dbrs, il cui giudizio è il “migliore” tra i giudizi sul debito pubblico italiano. Venerdì 8 maggio Dbrs ha infatti confermato la valutazione “BBB”, ma ha girato l’outlook a negativo.