I mercati internazionali, soprattutto quelli statunitensi, si vogliono far perdonare le bizze delle ultime settimane.
L’Europa festeggia alla grande
Per questo, oggi, ultima seduta del 2018, si vedono solo segni più. Ovunque. Prima di tutto in Europa. Alla chiusura dei mercati infatti, il Ftse Mib arrivava al rush finale con un +1,44% (18.324 punti) e uno spread ancora in calo a 251,9 punti. Sul fronte del rendimento, il decennale italiano segnava un 2,76%.
Molto bene anche per il resto del Vecchio Continente dove il Ftse 100 brindava con il suo +2,23%, il Cac 40 di Parigi arrivava a +1,4% e il Dax di Francoforte a +1,7%
La panoramica sui mercati Usa
Per quanto riguarda Wall Street il risultato è un po’ meno scontato. Sebbene i listini statunitensi abbiano aperto in positivo, hanno presto perso slancio. Ancora alta, forse troppo, la volatilità e il Dow Jones, alle 16.40 (ora italiana) perdeva 150 punti. Tradotto in numeri il Dow Jones e il Nasdaq perdevano entrambi lo 0,5%. Non andavano meglio le cose sull’S&P 500 che non era troppo lontano, allo 0,4%. Una situazione destinata a cambiare velocemente. Infatti, poco dopo le 17.35 Wall Street tornava nuovamente sopra la parità. In tutto questo il Nasdaq restava appesantito dai FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Alphabet), ancora sotto pressione.
Ancora volatilità su Wall Street
Il risultato è stata una seduta sulle montagne russe. L’ennesima. Troppi i fattori zavorranti come la crescita degli utili, la guerra dei dazi e la direzione che sta prendendo l’economia.
Il petrolio e i mercati
Una volatilità che coinvolge anche il petrolio. Quando mancano dieci minuti alle 17, infatti, il barile vede un brent a 52 dollari (pari a una perdita dello 0,3%). Diametralmente opposta, invece, la situazione del Wti. Il petrolio statunitense, invece, vantava un + 0,3% che lo portava a 44,74 dollari al barile. Al limite del caos la situazione politica. Il Senato dopo una riunione infruttuosa, ha aggiornato i lavori al 31 dicembre. Difficilmente, però, si troverà un accordo sulla costruzione del muro con il Messico. Il che porterà il blocco delle attività amministrative a prolungarsi al 2019. In tutto questo il cross euro dollaro era di 1,1443.
L’orso cinese
Altre borse a livello mondiale devono accettare la cruda realtà dell’orso. Un orso che, se già non è presente, come in Cina, si sta avvicinando, come in Giappone. Tokyo, infatti, soffre per un 2018 che si chiude con un 12,1% sul Nikkey e un -17,8% sul Topix. La confinante Cina vede lo Shanghai Composite index a -24,6% da inizio anno mentre lo Shenzen CSI 300 index addirittura a -25,3%.