Ma che ci importa delle notifiche se rischiamo la pelle?

Ma che ci importa delle notifiche se rischiamo la pelle?

Ma che ci importa delle notifiche se rischiamo la pelle?

Insomma, checchè se ne dica, il sistema di notificazione degli atti in tempi di coronavirus è stato praticamente messo KO. Gli addetti ai lavori hanno tentato di mettere, come si suol dire, “la pezza a colori” ma non ci sono riusciti.
A fronte della chiusura a riccio degli Ufficiali Giudiziari la palla e’ passata alle Poste. Infatti, in virtù dell’emergenza sanitaria, i primi sono tenuti a notificare a mezzo del servizio postale.

Diciamo che già messa in questi termini, il sistema legale di notificazione degli atti rimane inficiato.
A fronte di ciò il destinatario dell’atto scomodo (per esempio di una cartella esattoriale) direbbe: “meglio così!”. Infatti, cosa importa sapere o meno se devo pagare un debito se rischio la pelle?

Rimedi, per così dire, all’acqua di rosa…

A fronte della necessita’ di rispettare le misure di sicurezza, quindi, Poste Italiane, a partire dal 6 marzo, ha impartito ai postini l’ordine di non far firmare I destinatari ma di firmare essi stessi l’avviso di ricevimento. Ma non mancano I colpi di scena… Dopo pochi giorni, ossia in data 12 marzo, rendendosi conto che effettivamente la firma del postino al posto del destinatario appariva un azzardo eccessivo, le poste hanno cambiato “indirizzo”.

Ma che ci importa delle notifiche se rischiamo la pelle?

Il nuovo ordine e’ stato, almeno per gli atti giudiziari, non più che il postino si firmasse l’atto in splendida solitudine ed autonomia ma che venisse seguita la procedura ex art. 149 c.p.c. Essa disciplina la notifica in caso di assenza del destinatario e prevede il deposito dell’atto presso l’ufficio postale. Dell’avvenuta notifica, poi, viene dato avviso mediante raccomandata. Tuttavia, nessuno dei due metodi appare convincente e legittimo, apparendo un escamotage all’acqua di rosa. Infatti, nel primo caso, la firma non apposta dal destinatario solleverebbe profili di assenza se non inesistenza della notifica.

Nel secondo, invece, la fiction dell’assenza del destinatario stride con l’evidenza che lo stesso certamente e’ rintanato in casa. Eppure, lungi dal voler essere troppo rigorosi, si può dire che le Poste, lasciate in piena autogestione nella risoluzione del problema, non potevano fare di meglio. Infatti, da principio, il Governo, tra tutti i problemi da risolvere, non poteva certo pensare alle notifiche. Ci ha pensato, pero’, col Decreto Cura Italia, in data 17 marzo, con il quale, con un rimedio misto, ha dato ragione a Poste Italiane nella doppia fase di sbandamento, sia la prima che la seconda.

Quindi, ha promosso a pieni voti entrambe le scelte coraggiose, ossia: la performance della firma spuria e quella della finzione di assenza del destinatario. In altri termini, il postino firma l’atto al posto del destinatario e segue pure la procedura ex art. 149 c.p.c.
Insomma, data la stranezza della situazione, sarebbe stato meglio sospendere, tra tanti adempimenti, anche le notifiche. Infatti, nonostante sia stato un decreto legge a legittimare la nuova procedura notificatoria, ci sono tutte le ragioni giuridiche per contestare la legittimità delle notifiche eseguite nel modo indicato. Ergo? Meglio assenza di notifiche che il via a ricorsi a cascata.