L’Unione Europea ha dato l’Ok all’Italia: l’origine dei salumi dovrà essere riconoscibile

Unione Europea

Un focus per capire come l’Unione Europea ha dato l’Ok all’Italia: l’origine dei salumi dovrà essere riconoscibile

La battaglia di Coldiretti ha di nuovo fatto centro. E se il punto messo a segno è in ambito di Unione Europea, il plauso non può che essere caloroso. L’inganno della carne straniera spacciata per italiana, oltre a produrre un illegittimo inganno della buona fede dei consumatori, produce ogni anno considerevoli perdite economiche per l’Italia. Una situazione resa ancora più border line dallo stato di  pandemia.

Stando alle stime rese note da Coldiretti, sarebbero  cinque mila gli allevamenti nazionali di maiali messi in ginocchio dal lockdown e dalla concorrenza sleale. Una catena alimentare che dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi circa. Uno stato di cose che riceverà una boccata d’ossigeno a seguito del via libera arrivato dall’Unione Europea. Vediamo quindi come l’Unione Europea ha dato l’Ok all’Italia: l’origine dei salumi dovrà essere riconoscibile.

Il decreto nazionale

Alla base della decisione presa in ambito unionista, si colloca uno schema di decreto nazionale interministeriale che coinvolge, tanto le Politiche agricole, che lo Sviluppo economico e salute. Con tale decreto, fortemente sollecitato da Coldiretti, sostanzialmente si chiede d’introdurre obbligatoriamente, sui prodotti finiti, la provenienza delle carni suine.

Proceduralmente, è sempre Coldiretti a dichiarare, si è arrivati al termine di scadenza del cosiddetto periodo di “stand still”. Vale a dire quell’arco di tempo di 90 giorni dalla notifica, entro il quale la Commissione avrebbe potuto fare opposizione allo schema di decreto. Non essendo accaduto, il suo silenzio varrebbe come assenso, una sorta quindi di nostro “silenzio assenso” amministrativistico.

La nuova etichettatura del “made in Italy”

Il cosiddetto “decreto sui salumi”, dovrà ora essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale al fine di diventare operativo. Questo è quanto ci si dovrà attendere a breve. I produttori saranno cioè tenuti ad indicare, in maniera leggibile sulle etichette, le seguenti informazioni. Vale a dire: “Paese di nascita”, “Paese di allevamento” e “Paese di macellazione” degli animali.

Per cui, solo quando la carne provenga da suini nati, allevati, macellati e trasformati nel paese Italia,  si potrà apporre l’etichetta “100% italiano”. Una certificazione del “made in Italy” che si estenderà a salami, mortadelle, prosciutti culatelli e via dicendo.

Quali contrassegni per la salumeria non “made in Italy”

Quando invece la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, queste saranno le nuove indicazioni. Le indicazioni di origine potranno cioè essere del seguente tenore: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. Una trasparenza che consentirà a ciascun consumatore una maggiore consapevolezza negli acquisti degli affettati che non mancano quasi mai sulle tavole degli italiani.