Mai come in questa fase storica si è avvertita l’urgenza di attuare politiche di sostenibilità sul fronte dei consumi e della produzione. Parole come riciclo e riutilizzo sono diventate familiari nel lessico comune. Non solo, ma le buone pratiche di consumo sostenibile, nel tempo, hanno dato vita ad un nuovo concetto, quello di economia circolare. Di fatto si tratta di un sistema di produzione che permette non solo di limitare al minimo lo spreco, ma anche di conservare al massimo gli ecosistemi, all’interno di un più ampio progetto di ripristino delle risorse. Ma qual è l’importanza del riciclo e dell’economia circolare oggi?
In una realtà governata dall’economia circolare, infatti, i materiali biologici si trasformano all’interno di un processo di reintegrazione nella biosfera. Integrazione il cui fine ultimo è quello di limitare al massimo l’estrazione di materie prime dall’ambiente. Parallelamente i materiali tecnici, invece, vengono riutilizzati evitando, così, che possano venire a contatto con l’ecosistema. Si pensi alla rivoluzione tecnologica o a quella nel settore automobilistico. Quest’ultima ha portato alla diffusione delle auto ibride, prima, ed elettriche poi. Nello stesso tempo è sorto il problema delle batterie. Sempre più piccole e sempre più potenti, rischiano di essere anche sempre più inquinanti.
Le microplastiche
A tutti, ad esempio, è noto il fenomeno delle microplastiche. Si tratta di particelle infinitesimali di plastica (si parla di dimensioni che vanno dai 330 micrometri ai 5 millimetri) immessi nell’ambiente a seguito di varie pratiche scorrette. In questo caso non si tratta solo del semplice rifiuto gettato per strada. Il problema delle microplastiche, infatti, è ben più ampio e complesso. Basti pensare che molte di queste particelle individuate nei mari e negli oceani derivano dalla nostra quotidiana abitudine di lavare i vestiti in lavatrice.
I tessuti, per la maggior parte composti da derivati del petrolio, rilasciano durante le fasi di lavaggio, alcune particelle che poi, in fase di risciacquo, finiscono negli oceani bypassando, spesso, i vari processi di filtraggio. Si tratta di elementi che non sono biodegradabili o, se lo sono, lo diventano dopo diversi decenni. Nel frattempo la prima conseguenza della loro permanenza in acqua è che la fauna marina si nutre di queste particelle. Ma non è la sola. Infatti l’essere umano, attraverso il consumo di pesce, l’assorbe a sua volta.
I nuovi rifiuti
Ma con l’evoluzione dell’industria, della società e del mondo del lavoro, non ci si trova più a dover riciclare solo carta, plastica e vetro. Infatti spesso le aziende si trovano a dover smaltire i cosiddetti rifiuti tecnologici, ovvero i componenti interni di televisori di ultima generazione, telefonini, computer ma anche pannelli solari ed elettrodomestici di nuova e vecchia generazione. Il fenomeno dell’obsolescenza, ad esempio, ha creato un’esplosione di rifiuti costituiti per lo più da vecchi elettrodomestici. Ma visto il progresso dell’industria della domotica, è lecito pensare che quelle che oggi sono grandi novità, un domani saranno oggetti ormai da sostituire. In questo caso si tratta di un problema molto ampio.
Spesso, infatti, gli elettrodomestici contengono sostanze come il piombo, il mercurio o il cadmio. Abbandonati in discariche a cielo aperto costituiscono una vera e propria bomba ecologica con effetti potenzialmente letali sia per l’uomo che per l’ambiente. Produrre continuamente oggetti usa e getta porta a moltissime conseguenze negative. Prima fra tutte il trattamento dei rifiuti che innegabilmente (ed inutilmente) si creano. Il processo di smaltimento di rifiuti, infatti, nel momento in cui viene avviato, ha bisogno di ulteriore energia. Il che significa, spesso, nuova richiesta di carburanti fossili e derivati del petrolio, entrambi altamente inquinanti.
La questione etica
Parlare di rifiuti e della loro gestione significa parlare di un processo costoso sia in termini economici (con i costi dello stoccaggio) che eticamente discutibili. Soprattutto negli impianti del Terzo Mondo, ovvero la parte del Pianeta che più di tutti sta pagando il prezzo di un inquinamento non più sostenibile. Infatti sono proprio i Paesi più poveri che vengono usati come vere e proprie discariche. A volte illegali.
Il riciclo e riutilizzo risolverebbe gran parte di questi problemi. Il riciclo e il riutilizzo, infatti, evitano di attivare interi processi di produzione che, come detto, risultano essere particolarmente inquinanti. Infatti quello industriale è un processo che richiede energia e che produce scorie, sia che venga applicato ad un oggetto che alla produzione di cibo. In quest’ultimo caso, poi, le problematiche investono anche argomentazioni riguardanti lo spreco delle risorse alimentari, con tutti i risvolti etici che ne derivano.
L’opinione pubblica sembra aver preso sempre più coscienza di un problema che investe tutti e che sta condizionando pericolosamente sempre di più le nostre vite. E la nostra salute.
L’importanza del riciclo e dell’economia circolare oggi
Per questo motivo sono tantissime le iniziative anche da parte delle grandi industrie, per riuscire ad adottare sistemi di produzione che possano vantare un minor impatto ambientale: dalla plastica di derivazione organica e quindi biodegradabile, a quella nata dal riciclo, solo per fare un esempio.
Tutto questo ha permesso anche una maggiore sensibilizzazione della politica sulle tematiche ambientali. Oltre alla dimostrazione di un argomento così importante come l’importanza del riciclo e dell’economia circolare oggi.
Sensibilizzazione che ha toccato anche i vertici europei oltre che quelli del Governo nazionale. Un esempio? Le centinaia di milioni di euro stanziati dal Ministero della Transizione ecologica per la creazione ed il potenzialmente di impianti per la gestione dei rifiuti, progetti faro riguardanti l’economia circolare, le filiere industriali e i programmi di monitoraggio. Una direzione che, se confermata, fa già intravedere nuovi orizzonti per l’economia.