Palla al Centro. Nel big match che si è giocato a Montecitorio per l’elezione del Capo dello Stato, non si sono registrati gol decisivi, è mancata quell’armonia di squadra che permette di andare a segno. Forse la fiacca era preesistente ma non ce ne eravamo accorti. O forse speravamo, come cittadini, di aver capito male. Quindi di fronte a questa tiepidezza della politica italiana, l’allenatore rimette la palla al centro. In questo caso in realtà la regia avrebbe due teste: quella di Matteo Renzi e Giovanni Toti. Il primo ex presidente del Consiglio e fondatore di Italia dei Valori, il secondo è Presidente della Regione Liguria. Entrambi sarebbero ispirati dal modello Casini. Dal suo savoir faire (saper fare) moderato e istituzionale.
Versione rivista e corretta
I più ottimisti parlano già di democrazia 3.0, a voler dire che il tutto, poco o nulla ha a che fare con la vecchia DC (democrazia cristiana) che nell’immaginario collettivo pure rappresenta il bello e il brutto della Prima Repubblica. O comunque si tratterebbe di un superamento del bipolarismo per ripartire dal Centro. Una terra di mezzo cui molti del centro destra e del centro sinistra stanno guardando con interesse.
L’idea di un nuovo Centro colpisce sempre più i due poli contrapposti
Persino Berlusconi ci starebbe pensando. Proprio lui che non lo lascia a vedere, ma ha certamente preso atto dello scotto dei bisticci interni tra la Meloni e Salvini. Ma si sa, Berlusconi è il «concavo e il convesso», quindi tutto è da vedere. Molto dipende se pace sarà fatta all’interno della coalizione che è chiamata a «rafforzarsi». Ma Giorgia non ha ingoiato il tradimento (?) di Salvini. Di contro il leader del Carroccio, dichiara di poter tranquillamente proseguire per la sua strada. Ma si sa la politica è bizzarra. I nemici diventano poi amici. Poi di nuovo nemici. Ancora compagni e colleghi. Molto dipende dal se sarà necessario assemblare voti o meno. E il banco di prova sarà rappresentato dalle amministrative che si disputeranno in diversi Comuni e città d’Italia.
I giocatori in campo
Renzi e Toti sarebbero i due inamovibili. Con loro secondo le voci che circolano in questi giorni potrebbero confluire Mara Carfagna e Antonio Tajani (dell’ala centro destra), poi i moderati leghisti Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti. Ancora Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa. Dal fronte Pd potrebbero arrivare Dario Franceschini e Luca Lotti. Poi c’è qualche scheggia della galassia pentastellata pure alle prese con una significativa collisione interna. I senior come Clemente Mastella, oggi sindaco di Benevento, approvano con piacere.
I rischi
La soluzione (?) sembrerebbe allettante e rappresenterebbe la scialuppa di salvataggio per quei partiti che fanno acqua da tutte le parti. Il rischio è che tolto il sentimento iniziale, sulle decisioni importanti rispetto al Paese possano emergere nuovi scontri dati dall’essere semplicemente la somma delle parti. Senza un’identità storico politica d’origine comune. Ma l’idea di un nuovo Centro colpisce sempre più e calamita molti delusi dal partito d’origine.