Mentre Jerome Powell prosegue la sua marcia di avvicinamento a una nuova fase di tagli dei tassi di interesse l’economia USA fornisce nuovi elementi contrari a tale politica.
Abbiamo già visto come la Banca centrale USA si sia imbottigliata in un vicolo che non definiamo cieco soltanto perché rappresenta un unicum nella storia economica.
Finora mai i tassi erano stati tagliati in nessuna nazione in una fase di crescita dell’economia a livelli record.
FED una mossa dalle conseguenza imprevedibili. L’economia USA ancora corre
Prevenzione? Paura del rallentamento globale fuori dai confini americani? Ordini mascherati da pressioni da parte della Casa Bianca?
Qualunque sia stato l’elemento decisivo, Powell si è incamminato su una strada perigliosa, inesplorata e dalla potenziali conseguenze imprevedibili.
L’equazione dello staff economico del Presidente Trump, ovvero anticipiamo la mossa dei tagli per posticipare l’eventuale rallentamento economico non ha fondamenta storiche e tanto meno di scienza economica.
Anzi a livello macro-economico potrebbe accadere esattamente il contrario.
Oltre al grave rischio che la FED sta andando a correre, ovvero di andarsi poi a trovare spuntata nel momento del reale bisogno.
Più o meno quello stato pessimo che attualmente sta vivendo la BCE…!
Anche oggi i dati macroeconomici americani hanno smentito ampiamente che simili mosse siano se non necessarie per lo meno potenzialmente utili.
Vediamo in tabella.
Tabella principali dati macroeconomici USA 1^ tornata giornaliera
USD | Variazione dell’occupazione non agricola (ADP) (Ago) | 195K | 148K | 142K | |||
USD | Richieste di disoccupazione continua | 1.662K | 1.685K | 1.701K | |||
USD | Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione | 217K | 215K | 216K | |||
USD | Media delle richieste sussidio di disoccupazione di 4 settimane | 216,25K | 214,75K | ||||
USD | Produttività non agricola (Trimestrale) (2° trim.) | 2,3% | 2,2% | 3,5% |
Nel consueto minuetto settimanale i due dati sulla disoccupazione si elidono, uno meglio e uno peggio del consensus.
Entrambi comunque restano vicini ai rispettivi minimi storici.
Ed è proprio il dato mensile, il più importante, che ci conferma il permanere di un ottimo stato dei livelli occupazionali negli USA.
La variazione dell’occupazione non agricola ha infatti raggiunto quota 195k versus 148K atteso e 142K del mese scorso.
Di fatto proseguendo un trend di risalita che, dopo il minimo di giugno, prosegue ormai da tre mesi consecutivi.
Sappiamo quanto i livelli occupazionali siano la base per sostenere la crescita anche di tutti gli altri indici economici.
Non a caso anche la produttività non agricola ha battuto le attese a +2.3% vs +2.2%.
FED un regalo alla speculazione finanziaria ma quale sarà il prezzo
Visto e confermato lo stato di salute che caratterizza l’economia USA si può dire che la FED sta facendo un grande regalo alla speculazione finanziaria.
Speculazione che a leva, a tassi vicini allo zero, alimenta e sostiene Borse che nella normalità avrebbero già da tempo raggiunto i livelli corretti di prezzo.
Quello che potrà accadere quando un vero rallentamento economico arriverà e visto l’andazzo troverà la banca centrale disarmata sul fronte dei tassi è potenzialmente una bomba per i mercati azionari.
Come si può capire più si approfondisce il tema e più verrebbe da pensare che la Federal Reserve nei prossimi meeting deluderà almeno in parte gli operatori di borsa generando scontento e vendite.
Ma sarà certo meglio e terapeutico uno scrollone nervoso ma con la FED ancora ben dotata sui tassi che non un ecatombe perché Powell e soci hanno agito sotto spinte non logiche dal punto di vista economico.
In entrambi gli scenari comunque una fase di bolla dei prezzi al rialzo fuori logica che manca da troppi anni pare quasi inevitabile.
Poi si vedrà…