L’economia americana dovrebbe essere quella che si riprenderà prima e meglio delle altre

Fondo monetario

La scorsa settimana, il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato il suo consueto World Economic Outlook annuale, il rapporto contenente le stime macroeconomiche dell’istituto di Washington relative a tutti i Paesi del Mondo. Uno dei paragrafi più interessanti del rapporto di quest’anno ha riguardato l’analisi relativa all’uscita dalla crisi da pandemia delle varie economie. Il Fondo Monetario ha confermato una sensazione che già correva da tempo tra gli analisti internazionali, ovvero che l’uscita della crisi sarà fortemente asimmetrica.

In altre parole, il Fondo ha previsto che alcuni Paesi e alcuni settori usciranno prima, altri dopo, in uno scenario caratterizzato, in ogni caso, da una forte incertezza. Nello specifico, il Fondo Monetario ha stimato al +6,0% la crescita del PIL mondiale nel 2021 e al +4,4% nel 2022. Gli Stati Uniti cresceranno ad un ritmo superiore alla media mondiale nel 2021 (+6,4%) e inferiore nel 2022 (+3,5%). Al contrario, il Regno Unito crescerà ad un ritmo inferiore alla media mondiale nel 2021 (+5,3%) e superiore nel 2022 (+5,1%).

L’eurozona, infine, crescerà soltanto del +4,4% nel 2021 e del 3,8% nel 2022.

Per quanto riguarda l’inflazione, questa dovrebbe essere più elevata negli Stati Uniti che nell’eurozona, almeno nel 2021. In particolare, il Fondo Monetario prevede che il livello dei prezzi salirà del +2,3% negli USA il prossimo anno contro il +1,4% dell’Eurozona.

In sintesi, almeno stando alle previsioni del World Economic Outlook, l’economia americana dovrebbe essere quella che si riprenderà prima e meglio delle altre, soprattutto rispetto all’economia europea. Questa crescita, tuttavia, si riverbererà negativamente sui livelli di inflazione. Questa asimmetria dovrebbe avere riflessi importanti anche sui mercati Forex, in un contesto internazionale caratterizzato da un aumento delle materie prime, dovute in gran parte alle difficoltà di approvvigionamento e a un probabile aumento della domanda mondiale a seguito delle riaperture che si verificheranno nei prossimi mesi.

Almeno stando ai principi dell’analisi fondamentale, il combinato disposto di maggior crescita e maggior inflazione dovrebbe lasciar intendere che la Federal Reserve potrebbe essere la banca centrale che prima di tutte le altre deciderà di assumere una stance di politica monetaria più restrittiva. In altre parole, dovrebbe essere la prima ad alzare i tassi di interesse e a ridurre gli stimoli monetari straordinari intrapresi per arginare la crisi.

L’economia americana dovrebbe essere quella che si riprenderà prima e meglio delle altre

La Bank of England e la Banca Centrale Europea dovrebbero invece arrivare dopo. Per la seconda, in particolare, potremmo dover attendere parecchio tempo prima di vedere una stretta monetaria, se si considera che l’inflazione stimata dal Fondo per il 2026 è del +1,8%, ovvero un livello inferiore al target statutario del 2,0%.

I trader, nel frattempo, sembrano voler aspettare di osservare meglio i dati prima di prendere posizione sul cross euro-dollaro. Il rapporto di cambio si è infatti consolidato recentemente al di sotto del livello 1,1900, in una fase laterale. I dati macroeconomici relativi al primo trimestre del 2021 forniranno sicuramente maggiori elementi decisionali agli investitori. Tuttavia, l’impressione è che, in caso di rottura, questa sarà più favorevole al dollaro rispetto all’euro.