Strano ma vero, in Italia le tasse di successione sono tra le più basse d’Europa. Almeno in questo settore per adesso siamo stati molto fortunati.
Sarà così anche nel futuro?
Con molta probabilità in questo settore le tasse dovranno essere ristrutturate e sicuramente avranno un cambiamento verso una maggiore imposizione tributaria.
Le tasse di successione sono sempre state le più odiose fin dalla unificazione del 1861.
Nel nostro ordinamento l’imposta di successione e donazione, nella sua ultima formulazione, è stata introdotta dal 1 gennaio 1973, poi integrata e modificata più volte.
Le tasse di successione sono la nuova frontiera del Fisco italiano?
Secondo gli studi recenti dell’OCSE risulta che in Italia gli incassi per imposta successoria rappresentano uno tra gli importi più bassi tra tutti i Paesi analizzati da questo organismo.
In Italia questo tributo rappresenta solo lo 0,11% del gettito fiscale complessivo, praticamente niente.
Per esempio in Germania rappresenta lo 0,52% pari a oltre 7 miliardi, quindi quasi 5 volte superiore agli incassi del nostro Paese.
Nella Francia la percentuale di introiti arriva al 1,38% per oltre 14 miliardi di euro, quasi 13 volte gli incassi italiani.
La media OCSE è pari allo 0,53%, quindi 5 volte maggiore rispetto alla percentuale d’incasso italiana.
Perché tutte queste differenze?
Nel nostro paese l’imposta successoria è sempre stata vista come una imposta “sul morto” e non ha mai goduto di molta simpatica, sia da parte dei contribuenti, sia da parte dei governanti.
Vi sono moltissime esenzioni per le successioni in linea retta e sono in assoluto le seconde più alte al mondo. In questo settore di esenzioni solo gli USA ci superano.
In genere, in molti Paesi vengono agevolate le donazioni in vita per fare in modo tale che al decesso tutto o buona parte del patrimonio sia già stato trasferito.
Le stesse aliquote progressive sul valore globale successorio, sempre in linea diretta, sono molto basse rispetto ad altri paesi come la Francia.
In questo si favoriscono le famiglie più ricche
Il governo Berlusconi ha abolito tale imposta di successione nel 2001, successivamente reintrodotta dal governo Prodi nel 2006.
Comunque, molti esponenti politici, anche contrari a questa abolizione, hanno sfruttato a proprio favore, nel periodo precedente all’anno 2006, questa possibilità di trasferire beni ai propri eredi e discendenti in esenzione assoluta d’imposta.
Ricordiamo comunque che questa tassa è facilmente aggirabile pagando quella massima di Registro, quale trasferimento tra vivi.
In considerazione del pauroso debito pubblico italiano, causato anche dalla pandemia da Covid 19, può darsi che i nostri governanti non stiano già pensando ad inasprire questo prelievo.
Questo può avvenire in vari modi, sia attraverso l’aumento delle aliquote, sia diminuendo la franchigia esente che attualmente è pari a € 1.000.000,00 per ciascun erede. Insomma Le tasse di successione sembrano essere la nuova frontiera del Fisco italiano.
Un’altra possibilità sarà anche quella legata all’aumento delle rendite catastali. Esse faranno schizzare verso l’alto il valore degli immobili e conseguentemente si dovranno pagare più tasse di successione. Oppure sarà molto più facile superare la franchigia d’esenzione.