Le sanzioni finanziarie porteranno presto l’economia russa al tracollo

banche centrali

La supremazia digitale, piuttosto che quella militare, porteranno l’Occidente ad avere l’arma in grado di obbligare la Russia a sedersi presto al tavolo della pace, per evitare il crollo della propria economia.  Infatti, le sanzioni finanziarie porteranno presto l’economia russa al tracollo.

Procediamo per gradi.

Di tutte le sanzioni finora imposte alla Russia come conseguenza dell’invasione in Ucraina, infatti, quelle che colpiscono la Banca centrale di Mosca sono le più efficaci. Ciò è dovuto alle caratteristiche intrinseche dei moderni sistemi di gestione delle riserve valutarie detenute dalle Banche centrali, le quali, essendo ormai del tutto digitalizzate, creano una separazione netta tra proprietà e controllo delle stesse. Se una banca centrale, pur detenendo la proprietà, perde il controllo di queste, perdere di riflesso la capacità di agire come “prestatore di ultima istanza valutario”.

In altre parole, non è più in grado di intervenire a sostegno della propria valuta in caso di attacchi speculativi, con la conseguenza che quella valuta calerebbe velocemente a picco sui mercati internazionali, divenendo presto inutilizzabile. Questo provocherebbe il crollo del sistema bancario, creditizio e la crisi di liquidità così generata finirebbe per impattare negativamente sulle aziende, impedendone il funzionamento della produzione. A livello macro, ciò si tradurrebbe in una forte recessione economica, in una elevata disoccupazione, in una povertà diffusa tra la popolazione.

Le sanzioni finanziarie porteranno presto l’economia russa al tracollo

Nel caso russo, la Banca centrale detiene sì la proprietà delle proprie riserve valutarie, ma l’accesso ad esse le è stato precluso proprio dalle sanzioni imposte. Tutte le transazioni private con la banca centrale russa sono infatti state bloccate, così che essa non può più vendere attività finanziarie e ritirare valuta dalle banche occidentali. Michael Bernstam, della Stanford University, ha calcolato che in sole 24 ore la Russia abbia perduto l’accesso al 60% delle proprie riserve valutarie, per un ammontare pari a 388 miliardi di dollari, tra depositi e attività finanziarie detenute sia nelle banche centrali che nelle banche commerciali e broker occidentali.

E anche il restante 40% delle riserve sono di fatto inutilizzabili, perché alla Banca Centrale è stato impedito di vendere oro in cambio di dollari o euro. A conti fatti, le rimarrebbero a disposizione soltanto 30 miliardi di dollari, un ammontare certamente risibile per poter arginare una crisi finanziaria ed economica di quella portata. Nella stessa situazione, seppur con i dovuti distinguo, si trovano le banche commerciali russe, tagliate fuori anch’esse dal circuito finanziario internazionale e messe nella condizione di non poter ricevere più valuta estera dalla Banca centrale, nel momento stesso in cui i loro clienti stanno correndo nelle filiali per ritirare i depositi denominati in rubli.

In questa guerra, la variabile digitale applicata al sistema internazionale dei pagamenti potrebbe quindi essere l’arma decisiva, ben più risolutiva di quanto in passato non fossero le armi tradizionali, a disposò del mondo occidentale per costringere la Russia a sedersi presto al tavolo della pace.