Le regole del jeans, dal bon ton al lavaggio. Il jeans sembra un capo informale. In realtà prevede un corredo di regole molto rigide. Regole di bon ton e anche di lavaggio che gli appassionati conoscono bene. E che hanno la loro importanza in tutte le occasioni. Il jeans ha reso famosi i miti del cinema e della bellezza maschile come Marlon Brando, da “Il Selvaggio” a “Ultimo Tango”, e James Dean ne “Il Gigante”. Anche oggi non finisce mai di stupirci. Ecco cosa sanno e cosa fanno i cultori del capo più informale dell’armadio.
I cultori del ‘selvedge’
Gli esperti di jeans hanno tutti un ‘selvedge’. Si tratta di un jeans particolare, con i fianchi non tagliati e la cimosa di tessitura del denim ancora presente, si vede la riga bianca e rossa. Chi acquista un denim selvedge non lavato, desidera che l’usura del jeans si verifichi col tempo su di sé. Sulle sue forme, sul suo modo di essere e di vivere. Detesta le scoloriture realizzate da un’azienda che ha fatto strofinare i pantaloni su una raspa industriale.
Le regole del jeans, dal bon ton al lavaggio
Partiamo da quando non si indossa mai il jeans: nelle occasioni formali. In ufficio si può portare solo quello scuro, con la gamba diritta e senza risvolto. Niente azzurrini alla Robert Redford o alla Paul Newman, insomma. Il jeans skinny da Mick Jagger è passato, ma se proprio piace tanto, si può metterlo qualche volta: di sera e con lavaggio scuro. Il jeans superstone con l’elastico in fondo va bene se si è giovani, playboy e con le gambe magre. Perché si porta con le scarpe sportive bianche a suola alta e rigida. E ora veniamo alla domanda fatidica: jeans strappati oppure no? Se non si è ragazzini, niente buchi, oblò, strappi da rovo su ginocchia e cosce. E se si è sovrappeso? I jeans a vita bassa o a vita troppo bassa lasciamoli a John Belushi, nei suoi mitici film. Oggi è meglio un fit regolare.
Risvoltini e sabbiature
Altro dilemma da sciogliere, i risvoltini. Siamo talmente stufi di tutti questi hypster che vanno in giro con il risvoltino a pois, non cucito, a disegnini. Va bene solo il risvoltino che fa vedere il denim cimosato, selvedge, quando si va a un aperitivo con intenditori. Che effetto ‘usato’ scegliere? Vendono jeans sabbiati, abrasi, usurati, raspati dalla pomice. Purché sembrino pantaloni di dieci anni fa. La cosa migliore è provarli nel camerino del negozio e sedersi. Guardando dove cascano naturalmente le nostre braccia quando ci riposiamo. Se le scoloriture non sono lì, allora dobbiamo cambiare marca.
Gli abbinamenti obbligatori
La calza adatta al jeans è quella che ha stesso colore della scarpa. In estate è consentito il fantasmino, a patto che non spunti il lembo. Come si abbina il jeans alla giacca. La giacca può essere blu tinta unita in cotone. In questo caso i jeans sono chiari o a lavaggio scuro. Si sceglie una camicia bianca in lino, o a righe azzurre o a quadrettini, tenuta ferma da una bella cintura. Ai piedi si indossano: d’estate i mocassini di camoscio o di pelle. E d’inverno gli stivaletti chelsea oppure le scarpe derby nere. Se si vuole un look più rilassato, cintura testa di moro o niente cintura e sneakers in tinta.
E finiamo col lavaggio
Le regole del jeans, dal bon ton al lavaggio. I jeans scuri non si lavano in lavatrice, si lavano stesi. Chi non ha la vasca da bagno in casa, si procuri una bacinella piatta e lunga da tenere in ripostiglio o in garage. I jeans devono stare in ammollo distesi, con un detersivo delicato. Si sciacquano bene ma non si strizzano. Sennò vengono quelle terribili grinze. Non bisogna appiattirli e soprattutto non si stirano mai (proprio mai) con la piega.