Le ragioni per cui una correzione sui mercati potrebbe essere imminente. Le borse mondiali, soprattutto quelle americane, sembrano inarrestabili. Quale recessione globale? Non solo non la vedono. Ma per loro non sembra proprio esistere. Malgrado questa forza, il rally dei titoli appare un po’ più fragile. Gli ultimi due giorni della settimana scorsa parlano di un sentiment un po’ diverso. Vediamo le ragioni per cui una correzione sui mercati potrebbe essere imminente.
I titoli azionari statunitensi continuano a fare nuovi massimi storici. Ma i mercati sono trainati da una serie sempre più ridotta di singoli titoli. Mentre l’indice S&P500 è salito di più del +4% dal 13 agosto, l’indice S&P 500 equiponderato è appena positivo. Nello stesso lasso di tempo l’indice mid cap e quello small cap hanno perso. Sono più bassi di circa il -1, -2%. Questa divergenza di performance è impressionante. Perché se la piccola quantità di titoli tech e similari che hanno portato l’S&P 500 ai nuovi massimi di tutti i tempi dovesse vacillare, la caduta potrebbe essere rapida. Il fatto che la maggior parte di questi leader di mercato sia già su valutazioni storicamente estreme non è incoraggiante.
I mercati stanno già segnalando la paura di una possibile correzione. L’S&P500 ha fissato ripetutamente nuovi massimi storici in un momento particolare. Quello in cui la volatilità ha registrato un’impennata. L’S&P500 è salito del +4% dal 17 agosto. Il VIX ha fatto il +20% nello stesso tempo. In altre parole, il mercato stava già esprimendo un elevato timore circa una potenziale correzione. Questo semplicemente per un fatto. Che in tutto questo tempo il VIX sia rimasto sopra i 20 punti. Il recente picco verso i 30 suggerisce che queste preoccupazioni si stanno aggravando.
Le ragioni per cui una correzione sui mercati potrebbe essere imminente
Il rendimento del Treasury statunitense decennale è allo 0,68%. Il tasso di inflazione in pareggio a 10 anni è dell’1,76%. Gli investitori che possiedono obbligazioni statunitensi decennali oggi accettano un rendimento del -1,08%. Tenuto conto delle aspettative di inflazione nel prossimo decennio. Si tratta di un rendimento reale negativo storicamente basso dall’inizio del nuovo millennio. C’è un rischio per le azioni. Se vedessimo un improvviso e brusco aumento dei rendimenti reali, probabilmente ci sarebbe una correzione degli indici. Questo perché un tale rialzo dei rendimenti reali sarebbe determinato da un brusco aumento del Treasury decennale. Evento particolarmente destabilizzante per i titoli nel periodo successivo alla Grande Crisi Finanziaria.
L’ S&P500 ha al momento un Indice di forza relativa (RSI) superiore a 79. Un valore RSI pari o superiore a 70 è un segnale di ipercomprato. Un periodo di consolidamento, nel migliore dei casi, e di correzione, nel peggiore, è in ritardo. L’S&P500 offre un premio al rischio del 7,69% sopra la sua media a 50 giorni. Premio del 14,23% sopra la media a 200 giorni. E del 17,66% sopra quella a 400 giorni. Perché questa cosa è degna di nota? Dal 1934 il mercato azionario statunitense ha negoziato su questi livelli solo 10 volti. La caduta successiva è stata tra il -5% e il -20%.
La temporalità di settembre
Se c’è un qualsiasi periodo dell’anno in cui le azioni sono più inclini a correggere, è settembre. Negli ultimi novant’anni e più, i mercati americani guadagnano in media in 9 mesi su 12 dell’anno. Per quanto riguarda le eccezioni, febbraio e maggio sono in effetti stabili, in media. Solo settembre si distingue per un calo medio di circa -1%. Sembra un calo irrisori abbastanza benevolo, Ma non è così. Questo -1% è la media di alcuni mesi molto buoni con alcuni rendimenti mensili notevolmente negativi. Se c’è un momento in cui i mercati sono particolarmente inclini al rischio di ribasso, la storia ha dimostrato che quel momento è settembre.