In questo articolo, prendendo le mosse da precedenti analisi, ci proponiamo di valutare a che punto si trovino le quotazioni di Wall Street.
Ma cosa significa “a che punto”?
Praticamente da sempre analisti ed investitori cercano di capire se sui mercati si offrano opportunità di acquisto o di vendita, in base al famoso detto acquistare basso e vendere alto.
Ma basso o alto rispetto a cosa?
È questo il famoso dubbio che attanaglia molti.
Le quotazioni del comparto azionario USA alla luce di metodi di analisi tecnica e fondamentale. Le diverse risposte dell’analisi tecnica e dell’analisi fondamentale
In realtà non esiste una risposta unica.
L’analisi fondamentale, in base a diversi modelli econometrici, cerca di stimare un cosiddetto prezzo di equilibrio, o fair value, e confronta le quotazioni raggiunte sui mercati rispetto a tale fair value.
Con valutazioni ovviamente diverse in base al diverso modello utilizzato.
Da parte sua anche l’analisi tecnica ha cercato di fornire una propria risposta.
Ad esempio ideando oscillatori, che cercano di restituire tre tipi di livelli.
Ipercomprato, ipervenduto e valori neutri compresi tra i primi due.
Limiti dei livelli indicati da oscillatori
Il principale limite degli oscillatori è che sono praticamente costruiti, in modo tale da finire in ipercomprato o ipervenduto, senza che in realtà tali livelli rappresentino situazioni di picco massimo o minimo sui mercati.
Ecco, quindi, che le quotazioni possono restare per molto tempo in ipercomprato o ipervenduto, senza assistere necessariamente a rilevanti inversioni.
Il seguente grafico rappresenta una evidente dimostrazione di tale principio.
Nella parte superiore del grafico le quotazioni, rappresentate a barre mensili, dell’indice Dow Jones Industrial.
Nella parte inferiore troviamo invece un classico oscillatore, l’RSI.
Con i circoletti rossi ho indicato alcuni esempi di situazioni in cui l’oscillatore si è posizionato in area di ipercomprato. Notiamo che ci è rimasto molto tempo, prima che intervenisse una fase ribassista di un qualche rilievo.
Le risposte dell’analisi fondamentale
Ma anche le risposte dell’analisi fondamentale sono tutt’altro che scontate.
Se ci riferiamo, ad esempio, al cosiddetto modello FED tradizionale, che considera in equilibrio il mercato azionario quando il rapporto utili/prezzi, ossia l’inverso del p/e, eguaglia il rendimento dei titoli di stato decennali, troviamo nelle attuali quotazioni un livello di indubbia quotazione a sconto.
Infatti il livello di equilibrio, in termini di corretto valore del p/e, è dato da: 1/0,016, che restituisce un risultato di 62,5, rispetto, ad esempio, ad un p/e dello S&P 500 di 22,55.
Ma abbiamo rimarcato più volte che tale modello presenta il difetto di non considerare la componente premio per il rischio, da cui la necessità di introdurre un risk premium, che solitamente viene indicato nella misura del 5 per cento.
Pertanto la formula di sopra diviene: 1/0,066, da cui un risultato di 15,15.
Abbiamo anche detto che rispetto a tale valore di equilibrio si dovrebbe aggiungere un incremento almeno attorno al 50 per cento, per arrivare a un livello di quotazione a premio, raggiunto altre volte. Da qui un’indicazione di 22,72 che, guarda caso, approssima l’attuale valore di 22,55, raggiunto dallo S&P 500. Ma il livello di premio, rispetto al fair value di 15,15 potrebbe andare anche oltre.
Una evidente dimostrazione di indicazioni differenziate
Tutto questo dimostra che possono esservi indicazioni contrastanti, in relazione alle valutazioni basate su diversi modelli.
Probabilmente, a parere del sottoscritto, il mercato non guarderà più di tanto a tali elementi, ma si baserà su una complessiva valutazione dello stato dell’economia. Uno stato dell’economia come quello espresso dalla curva dei rendimenti o da altri indicatori.
Per terminare sull’argomento riguardante le quotazioni del comparto azionario USA alla luce di metodi di analisi tecnica e fondamentale, sarà quindi preferibile far riferimento a tali ultime indicazioni, più che non prediligere questo o quel modello econometrico, o questo o quell’oscillatore, almeno per chi opera in ottica di investimento.
Unitamente ad un attento monitoraggio di certi livelli, desunti dall’analisi grafica, per avere conferme o smentite del trend di medio/lungo termine.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT“