Aumento in vista sui tassi di interesse: sì o no? Ovviamente si tratta di una domanda palesemente retorica dal momento che tutte quante le maggiori istituzioni finanziarie, in primis la BoE che ha dato dato vita ad un rialzo, hanno deciso e confermato di voler proseguire su questa strada.
L’unica che, invece, aveva lasciato un poco di respiro agli operatori pareva essere la BCE. Infatti, com’è noto, la Banca centrale europea aveva deciso di non mettere mano, per il momento, al costo del denaro e di rimandare tutto alla prossima riunione di marzo. Purtroppo il problema è nato quando Christine Lagarde, numero uno della BCE, ha difeso sia la decisione di mantenere il livello dei tassi al minimo, sia quella di volerli alzare. a le parole della Lagarde non spaventano i mercati visto che da Piazza Affari agli indici USA, le piazze di scambio girano tutte in positivo.
Durante la sua audizione di fronte alla Commissione economica del Parlamento europeo, la Lagarde ha ricordato che le previsioni riguardanti l’inflazione parlano di un aumento anche per i prossimi mesi. Un aumento che, a su dire, non dovrebbe essere motivo di preoccupazione perchè facilmente gestibile ma anche destinato a rallentare alla fine dell’anno. Da qui l’osservazione secondo la quale rialzare i tassi di interesse sarebbe una soluzione limitata.
Infatti i problemi, stando alle sue parole, sarebbero per lo più dovuti al settore energetico. Non solo, ma i picchi registrati rimarrebbero comunque in una fascia inferiore rispetto a quanto visto in USA. Quindi, alzare i tassi non sarebbe la soluzione.
Le parole della Lagarde non spaventano i mercati azionari europei e nemmeno Wall Street
Ma il governatore della Banca centrale aveva anche ricordato, durante l’ultima conferenza stampa, che l’inflazione alta sarebbe rimasta tale più a lungo del previsto. Il che ha fatto presupporre, soprattutto alla luce di un’inflazione intorno al +5,1% a gennaio, che l’era dei tassi ai minimi fosse alla fine. Ma prima di rivedere il costo del denaro, Lagarde ha ricordato, sarà necessario chiudere il programma di acquisto titoli, nato con lo scoppio della pandemia. Ovviamente anche in questo caso l’andamento dell’inflazione sarà determinante per capire cosa fare e come agire.
Un quadro complesso, dunque, sul quale regna incontrastato un punto interrogativo non indifferente. Infatti ritoccare con troppo anticipo i tassi significherebbe una stretta all’economia che si tradurrebbe, successivamente, in un calo della crescita ed un aumento della disoccupazione. Ma il rischio di rincorrere l’inflazione promuovendo una politica di veloce uscita dall’accomodamento è altrettanto alto e potrebbe rivelarsi uno shock per i mercati.