Le cose da sapere quando un lavoro finisce: il patto di non concorrenza è valido?

lavoro

Il patto di non concorrenza è l’accordo tra datore di lavoro e dipendente in base al quale il lavoratore si impegna alla non concorrenza. Tra le cose da sapere quando un lavoro finisce: il patto di non concorrenza è valido? È disciplinato dal codice civile all’art. 2125, e trova la sua ratio, per il datore di lavoro, nel tutelare il patrimonio di conoscenza della sua azienda. Con lo stesso si vuole evitare che il lavoratore, concluso il rapporto, possa portare in una azienda concorrente dati riservati e conoscenze dell’ex azienda.

Ovviamente l’ex dipendente avrà maturato negli anni di lavoro con l’azienda, professionalità ed esperienze, che costituiscono il suo bagagliaio nel mondo lavorativo che lo attende. Portare con sé il proprio bagagliaio, non vuol dire violare il patto di non concorrenza, se ci si comporta con correttezza e lealtà. Infatti, il patto di non concorrenza deve essere tale da consentire al lavoratore di svolgere un lavoro coerente con quanto da lui appreso negli anni.

Proiezionidiborsa, approfondisce per i propri lettori, quando il patto di non concorrenza può considerarsi nullo.

Il patto di non concorrenza deve avere determinati limiti e criteri

Come si evidenziava, tra le cose da sapere quando un lavoro finisce: il patto di non concorrenza è valido? Il patto di non concorrenza, per essere valido, deve avere innanzitutto la forma scritta e prevedere un corrispettivo. Deve avere dei limiti di oggetto, temporali e spaziali, per non compromettere totalmente l’attività lavorativa del dipendente. Per quanto riguarda l’oggetto, vuol dire indicazione precisa delle attività inibite al lavoratore. Limiti temporali, vuol dire che può avere una durata di 5 anni, per le attività dirigenziali, tre anni per gli altri prestatori di lavoro. Per quanto riguarda i limiti spaziali, il patto dovrà prevedere determinati limiti territoriali.

Il corrispettivo deve essere determinato e congruo rispetto al sacrificio richiesto al lavoratore. Un corrispettivo simbolico e sproporzionato, rende il patto nullo. Pertanto, quando il patto di corrispondenza può considerarsi nullo? Si considererà nulla al verificarsi è delle situazioni sopra descritte.

La Corte di Cassazione, ha specificato inoltre che il patto di non concorrenza, può considerarsi nullo quando la sua ampiezza comprima la professionalità del lavoratore. In particolare quando sia talmente ampio il suo ambito di applicazione da danneggiare l’ex dipendente sotto il profilo economico e reddituale.

 

Approfondimento

Cinque strategie per spostare i soldi dal conto corrente e gestire il risparmio nel 2021