Alla vigilia di una nuova settimana campale i sindacati degli addetti di banca, in testa la Fabi, hanno preso carta e penna e scritto al ministro Lamorgese. Oggetto della missiva: a seguito del decreto liquidità, le banche temono tensioni agli sportelli, da qui la richiesta di maggiore vigilanza. L’obiettivo è di evitare sul nascere qualunque forma di possibile tensione. Perché? Tutto nasce in sostanza dai famosi €25.000 promessi la sera dell’8 aprile a chi ha la necessità di ripartire e non ha cassa. Col passare dei giorni i piccoli imprenditori hanno bisogno di avere le carte a posto e premono per avere quanto gli è stato promesso. Ma l’iter non è così facile e veloce, per cui qualche qualche tensione allo sportello non sarebbe da escludere a priori nelle ore a venire. Per almeno alcuni diversi motivi.
Questione di ricavi e no di fatturato
Anzitutto, un’attenta lettura del decreto aiuta a capire che quei €25.000 non sono un fido minimo quanto invece un prestito legato al sussistere di alcune condizioni. Chi li richiede deve infatti dimostrare che nell’esercizio precedente siano stati dichiarati in bilancio almeno €100mila di ricavi. Non di fatturato (ossia il giro d’affari complessivo), ma di ricavi, che sono una porzione dei primi. Infatti il decreto parla di soglia massima del 25% dei ricavi dell’anno prima. Quindi chi non vanterà tale requisito riceverà meno.
Non tutti gli istituti sono pronti
Il segretario Fabi, Lando Sileaoni, denuncia inoltre la non completa preparazione “all’evento” (l’avvio dei finanziamenti under 25mila) da parte di alcune banche . Nel senso che all’interno di alcuni gruppi bancari le direttive, emanate dai board, non siano poi state implementate nel concreto. Sono in ritardo operativo, insomma. Il che sarebbe a dir poco strano considerato il fatto che da tempo sussistono tipologie di finanziamento abbastanza comparabili a quello che sta per debuttare. E oltretutto garantiti sempre dallo stesso fondo.
Anche il pozzo …ha una fine
C’è poi che la sera dell’8 aprile forse si sono dimenticati – afferma la missiva – che le banche poi non sono un pozzo senza fine. Anzi, anche loro hanno dei limiti, pur avendo disponibilità immense. Magari, continuano i sindacati, nell’immaginario si è creata l’aspettativa che qualunque imprenditore colto dalla stretta della liquidità da coronavirus avrebbe ricevuto in automatico un prestito. Ma non è così.
In attesa della ripartenza
Un nuovo lunedì è ormai alle porte e gli imprenditori fremono di avere cash per recuperare tutto il tempo perso. Ma a seguito di qualche diffusa incomprensione sul decreto Liquidità, le banche temono tensioni agli sportelli laddove l’utenza non capirà fino in fondo la portata delle misure. Staremo a ved