Sale la tensione sui mercati. La BCE e la FED hanno già precisato le rispettive posizioni mentre la BoE si è allineata, di fatto, sulla strada di chi ha già intenzione di rialzare i tassi di interesse. Infatti da Londra è arrivata la conferma ufficiale, settimana scorsa, di una stretta. Il tutto avveniva nello stesso giorno in cui Christine Lagarde, numero uno della Banca centrale europea, decideva di mantenere lo status quo anche se faceva chiaramente intendere che si sarebbe potuto presto mettere mano al costo del denaro. Come prevedevano le attese degli analisti. Da qui, dunque, i mercati internazionali hanno iniziato a scommettere sul “quando”. In realtà gli analisti hanno avuto conferma del fatto che le Banche centrali, praticamente tutte ormai, si trovavano di fronte al bivio tanto temuto.
Il primo risultato è stato l’arrivo di una volatilità che anche oggi si è delineata all’orizzonte già durante la mattinata. Infatti qualche minuto dopo le 11.30 le piazze di scambio del Vecchio Continente si presentavano in ordine sparso. Nello specifico Piazza Affari perdeva l’1,2%. In passivo anche la Francia con un Cac 40 a -0,12%. Diversa, invece, la situazione per il Dax che invece, nello stesso momento, guadagnava lo 0,1%. Segno più anche per il Ftse 100 a 0,2% in territorio positivo.
Le attese degli analisti per questa settimana sono focalizzate tutte su un dato preciso
I fari sono puntati tutti sull’agenda di giovedì, ovvero sul dato dell’inflazione statunitense di gennaio. Infatti la maggior parte degli esperti si aspetta una conferma del trend rialzista, conferma che, tradotta in numeri, potrebbe arrivare a +7,3%. Anche perchè lo stesso andamento è previsto per il Vecchio Continente. Le parole stesse della Lagarde, pronunciate durante l’ultima conferenza stampa, hanno infatti evidenziato diversi fattori di rischio per un rialzo dell’inflazione nell’Eurozona. Un concetto che potrebbe essere ribadito anche oggi pomeriggio durante la sua audizione di fronte alla Commissione Affari del Parlamento europeo. Quello che però potrebbe essere utile analizzare sono anche le intenzioni dei componenti del board della stessa BCE.
Infatti se da un lato Klaas Knot della Banca centrale olandese si augura una conclusione del programma di acquisti rapida e di un aumento dei tassi di interesse nell’ultima parte di quest’anno, altri, invece, la pensano diversamente. Il caso è quello del suo omologo lettone, Martins Kazaks che invece appare più cauto giudicando un possibile aumento dei tassi di interesse a luglio come troppo prematuro.
Intanto, sul panorama internazionale, il fronte della crisi russo-ucraina sembra essersi cristallizzato. Dopo una rafforzamento della presenza militare di Mosca al confine con lo stato dell’ex Unione Sovietica, il Presidente francese Emanuel Macron è volato a Mosca per cercare di intensificare le trattative per un allentamento della tensione.