Saldo positivo per l’occupazione italiana nel primo semestre dell’anno. Nei primi sei mesi l’INPS ha registrato oltre 3,3 milioni di nuove assunzioni e quasi 2,4 milioni di cessazioni. Con un saldo positivo, comunicato oggi, di poco inferiore al milione di addetti, pari a 925.408 unità. La gran parte delle attivazioni riguardano però contratti a tempo (a termine, stagionali, in somministrazione). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state 552.440, cioè il 16,63% del totale. Il saldo tra entrate e uscite per i contratti a tempo indeterminato è stato di 118.694 unità. Vediamo oggi la situazione con la Redazione Attualità di ProiezionidiBorsa.
La fotografia aggiornata deve ancora venire
I dati per una fotografia aggiornata della situazione sono ovviamente suscettibili di aggiustamenti. Andranno ancora conteggiati molti casi, come quello della Whirpool di Napoli che purtroppo oggi ha confermato i 340 licenziamenti, appellandosi nuovamente all’intervento del Governo. A giugno del 2021 i lavoratori in cassa integrazione Covid sono scesi sotto quota un milione, per la prima volta da marzo 2020. Nel picco della prima ondata, ad aprile 2020, sono stati messi in cassa integrazione Covid dalle aziende 5.620.000 lavoratori per una media di 107 ore a testa.
L’incognita occupazionale di fine anno
Lavoro, cresce solo quello a tempo determinato e resta in sospeso la bolla dei licenziamenti. Ora si attendono le nuove dinamiche dell’occupazione, a cui è appeso il benessere delle famiglie. Il settore lavoro segue sempre con un certo ritardo la ripresa dell’economia che attualmente sta galoppando molto bene nella produzione di beni orientati all’export. Invece del mezzo milione di licenziamenti in blocco a fine anno, si teme ora una lenta emorragia, spalmata su molti mesi nel 2022. A luglio ci sono stati 24 mila occupati in più. Ma si tratta perlopiù di contratti a termine.
Lavoro, cresce solo quello a tempo determinato e resta in sospeso la bolla dei licenziamenti
I nuovi posti di lavoro non sono i migliori. Il grosso dei nuovi contratti è, infatti, a termine. Dopo oltre un anno di organici bloccati dal divieto di licenziare, le imprese si stanno muovendo con cautela, in una fase ancora incerta dell’economia. Il rischio è che investendo il meno possibile sulla propria manodopera, le aziende si precludano un rilancio significativo della produttività. Vedremo tra ottobre e novembre se i processi di riorganizzazione degli organici prenderanno corpo oppure no. Per ora sappiamo solo che la fine del blocco dei licenziamenti arriverà in un momento di espansione e ripresa. Vale a dire quando aumentano le occasioni e le opportunità di occupazione.