Lavorare meno a parità di stipendio: ecco come è possibile

lavorare, stipendio, disoccupazione, sicurezza, sindacati

In questo articolo approfondiremo una possibilità a disposizione delle aziende per uscire dalla crisi senza licenziare i propri dipendenti. O addirittura assumendo nuovo personale. La redazione di ProiezionidiBorsa sta monitorando attentamente le iniziative del Governo a tutela dell’occupazione. Recentemente abbiamo trattato il tema dell’obbligo di pensionamento per i dipendenti pubblici. Oggi vedremo come è possibile lavorare meno a parità di stipendio. Non è uno slogan, ma una concreta possibilità utile a tutti: Stato, imprese, lavoratori e aspiranti tali. Per capire come sia possibile lavorare meno a parità di stipendio dobbiamo analizzare le caratteristiche dei contratti di solidarietà. E come gli accordi integrativi aziendali possano salvaguardare o incentivare l’occupazione senza imporre tagli agli stipendi dei lavoratori.
Vediamo insieme cosa sono i contratti di solidarietà, quali le differenze tra contratti difensivi ed espansivi. E qual è in ruolo dei sindacati in questo ambito.

Lavorare meno a parità di stipendio: ecco come è possibile

Il contratto di solidarietà è un accordo tra imprese e lavoratori. Le imprese possono ridurre l’orario di lavoro dei dipendenti per evitare di tagliare il personale o per incrementare l’organico. La finalità dell’accordo è alla base della differenza tra contratti di solidarietà difensivi ed espansivi. Nel primo caso azienda e dipendenti si accordano per ridurre il costo del lavoro e difendere così i livelli occupazionali. I contratti espansivi invece consentono all’impresa di assumere nuovi dipendenti, magari con competenze utili alla crescita aziendale. La Legge 863/84 regola i contratti di solidarietà, limitando la riduzione oraria settimanale e il numero massimo di mesi di contrazione. Questa norma consente una riduzione massima del 70% delle ore lavorate per non più di 24 mesi per ogni quinquennio. Il contratto di solidarietà prevede il ricorso alla Cassa Integrazione a carico dell’INPS. Questa modalità però prevede anche una riduzione dello stipendio mensile dei lavoratori.

Il ruolo dei sindacati

La possibilità di applicare i contratti di solidarietà senza gravare sui dipendenti passa attraverso accordi integrativi sottoscritti da azienda e dipendenti. I sindacati diventano quindi fondamentali per lavorare meno a parità di stipendio: ecco come è possibile. La legge non obbliga, ma comunque consente alle aziende di integrare l’indennità CIG per mantenere inalterato lo stipendio dei propri dipendenti. Un accordo tra azienda e sindacati può consentire alle imprese di ridurre l’orario lavorativo ai dipendenti e beneficiare della Cassa Integrazione fino a 24 mesi.

L’azienda pagherà la differenza tra Cassa Integrazione e stipendio pieno ma beneficerà comunque di un forte risparmio sul costo del lavoro. I dipendenti potranno lavorare meno a parità di stipendio e vedranno l’azienda riorganizzarsi e rafforzarsi. I sindacati avranno contribuito alla tutela di diritti e stipendi. Lo Stato si farà carico di una parte dei costi per il primo periodo ma eviterà successive crisi aziendali ed occupazionali. Salvaguardando anche il gettito fiscale.