Parlando di America, dobbiamo in realtà suddividere almeno tre importanti aree economiche e geografiche: gli USA, il Canada, e l’america latina.
Molto probabilmente tutte e 3 queste aree stanno andando incontro, per un verso a periodi di rallentamento/stagnazione (pil che rallenta), per un verso a periodi di vera e propria recessione (pil in netta contrazione), fase in cui diversi paesi dell’america latina sono già entrati.
Ma perché possiamo arrivare a tali conclusioni?
Cosa anticipa una fase espansiva o recessiva dell’economia?
Quasi sempre le fasi economiche sono anticipate dai mercati azionari, a volte assistiamo a movimenti coincidenti, poche volte ritardati, ma quasi mai si verifica che una fase economica non sia anticipate dalla curva dei rendimenti dei titoli di stato di un determinato paese.
Ad esempio il Venezuela già si trovava in una difficile crisi economica, quando, ad ottobre di quest’anno, l’indice della borsa di Caracas continuava a salire, per poi crollare, in un solo giorno, ad ottobre, di oltre il 99 per cento.
Eppure, ben prima delle difficoltà nella restituzione di alcuni interessi maturati sui rendimenti del debito pubblico, e con largo anticipo, anche senza prima nulla sapere e nulla aver letto dell’economia venezuelana, bastava dare un’occhiata alla curva dei tassi dei titoli di stato venezuelani per accorgersi della vera situazione del paese.
Già un anno fa la curva era discendente, mentre la curva attuale altro non ha fatto che incrementare la propria pendenza negativa, complici gli ultimi avvenimenti sul fronte dell’economia e del debito pubblico.
Si potrebbe tuttavia pensare che, eventualmente, la curva dei rendimenti renda palesi situazioni solo molto evidenti, conclamate.
Non è così.
Solitamente il modello di questo indicatore anticipato è il seguente: anticipa l’andamento dell’economia, poi l’indice azionario, a sua volta, in genere precede da 6 mesi ad un anno l’andamento dell’economia, con particolare riferimento al pil.
Tipica, in tal senso, la situazione verificatasi negli USA: ad esempio in concomitanza con i massimi di borsa del 2007, la curva dei rendimenti aveva assunto pendenza negativa.
Luglio 2007 fu l’ultimo mese di rialzo di borsa, anticipando in tal modo di un anno la caduta del pil.
Abbiamo prima visto la particolare situazione venezuelana, ma considerando altri importanti attori della scena geoeconomica latino americana, come l’Argentina, notiamo che su tutta la curva o in parte significativa delle varie scadenze, diversi paesi presentano una pendenza negativa.
Possiamo quindi dire che tale situazione di un’economia prevista in recessione, o quanto meno stagnate, accomuna altri paesi latino americani ed in generale l’area dell’america latina.
Anche la posizione ciclica assunta da numerosi indici azionari si colloca, del resto, in una finestra ciclica da cui dovrebbe scaturire un ribasso di lungo termine, anticipando potenzialmente una fase recessiva da 6 mesi ad un anno, guarda caso in concomitanza con i segnali provenienti dalla curva dei rendimenti.
A loro volta gli Stati Uniti, che, come abbiamo detto, rispondono in pieno ad un modello di leading indicator del tipo: curva dei tassi-mercato azionario-contrazione economica, anche recentemente hanno dato riprova di tale modellistica finanziaria.
Quando, sui minimi del 2016, alcuni modelli proiettivi, tra cui magic box, indicavano la fine del ribasso di borsa, tale indicazione veniva supportata anche da una impostazione positiva della curva dei rendimenti statunitensi, che indicava come puramente speculativa e non economicamente motivata la fase di ribasso, conclusasi appunto nel 2016.
Ma come è messa l’attuale situazione statunitense?
In parte ne abbiamo già parlato a proposito dei rischi insiti in alcune proiezioni, ma è opportuno riepilogarla come segue.
E’ molto importante notare le dinamiche della curva nel tempo, il cui movimento è tipico di una curva che sta invertendo la propria inclinazione da positiva a negativa.
Ne è riprova lo spread tra le scadenze a 5 e 30 anni, passato da 1,15 di un anno fa all’attuale 0,65.
Significativa anche la configurazione attuale sul tratto più a lungo, che non solo si sta appiattendo, ma presenta la curva attuale al di sotto di quella di un anno fa.
Possiamo quindi dire che le prospettive di significative migliorie in termini di crescita economica, non sono credute dal mercato obbligazionario, nonostante i passi raggiunti nella riforma fiscale voluta da Trump.
O, probabilmente, nonostante una eventuale, definitiva approvazione.
Segno che la situazione economica complessiva non è prevista in miglioramento, ed anzi, è prevista in contrazione, visto anche il quasi dimezzamento dello spread tra diverse scadenze.
Anche la situazione dei principali mercati azionari statunitensi è in una posizione ciclica, da cui si apre la possibilità di un ribasso di lungo, che a sua volta anticiperebbe l’economia da 6 mesi ad un anno.
Va comunque precisato che affermare questo, lo dico da tempo a scanso di equivoci, non significa assolutamente dire che raggiunto un setup spazio/temporale, questo determini necessariamente un’inversione di borsa.
Questa va confermata con alcuni segnali, ma significa appunto dire che quel target spazio temporale verrà raggiunto, prima di una potenziale inversione.
E tale massimo di solito è già anticipato ad segnali della curva dei rendimenti.
In altri termini, nelle fasi speculative, nonostante i segnali di futura recessione, i mercati solitamente raggiungono alcuni target al rialzo proiettati da metodi come magic box, poi bisogna attendere segnali di inversione.
Intanto, infatti, sono comunque stati raggiunti sui principali mercati proprio i target a suo tempo previsti, ancora una volta, da magic box.
Basta confrontare le quotazioni attuali con quanto previsto nei seguenti articoli:
https://archivio.proiezionidiborsa.it/prossimo-setup-dinamiche-lungo-del-nasdaq-composite/
https://archivio.proiezionidiborsa.it/quali-prossimi-setup-del-dow-jones/
E potrei proeseguire…
Ma proprio anche il raggiungimento di tali target, fa pensare ad una possibile inversione.
In altri termini, possiamo dire che abbiamo raggiunto target previsti a suo tempo, che la curva dei rendimenti proietta un’economia non certo in fase di espansione, e pure la posizione ciclica dei mercati depone a favore di una fase di crisi economica.
Alcuni indici azionari di aree particolarmente sensibili all’economia americana,
in particolare quella europea, hanno peraltro già incrinato la loro situazione tecnica di medio/lungo, pur senza ancora averla definitivamente compromessa.
Ma non possiamo non considerare un’altra importante area geoeconomica americana, il Canada.
Come è messa la sua curva dei rendimenti?
E cosa ci dice il suo mercato azionario?
La curva dei rendimenti canadese presenta una dinamica non dissimile da quella statunitense, caratterizzata da un sostanziale appiattimento della sua pendenza, rispetto ad un anno fa.
Peraltro il tratto più a lungo è sceso sotto la curva sia di un mese, che di un anno fa.
Evidente anche il segnale fornito dallo spread tra 5 e 30 anni, sceso dall’1,2 allo 0,5.
L’indice azionario canadese, l’S & P /TSX, si trova peraltro a ridosso di una precisa scadenza ciclica, dopo aver peraltro raggiunto precisi target spazio temporali proiettati da magic box, settato di medio/lungo.
A marzo 2018 entra nel suo quarto sottociclo di lungo termine, da cui dovrebbe scaturire la fase più discendente del ciclo, quindi anche tali elementi depongono a favore della tesi di una fase di crisi economica.
Riassumendo: la curva dei rendimenti, tra i più efficaci leading indicators, in particolare di fasi recessive, non depone certo a favore di una fase espansiva dell’economia americana, spesso contraddicendo proiezioni anche di enti ufficiali.
Anche gli indici azionari si trovano in una posizione ciclica da cui sono probabili fasi di ribasso anche di lungo termine.
Il tutto depone a favore di una proiezione che vede l’economia nord americana entrare in crisi il prossimo anno, mentre quella latino americana era già stata ampiamente proiettata in crisi a suo tempo, ed alcuni sviluppi, come le dinamiche della borsa di Caracas, ne sono evidente conferma.
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Cimatti Mario Marco