In questo articolo approfondiremo quanto riferito dal direttore dell’Agenzia delle Entrate alla Camera il 22 aprile. L’avvocato Ruffini è solito specificare in maniera chiara la direzione che l’Agenzia intende indicare al Governo. La redazione di ProiezionidiBorsa aveva anticipato le dichiarazioni di Ruffini in merito alla riforma fiscale per le partite IVA. Abbiamo poi documentato le discussioni politiche in materia.
Oggi analizzeremo la posizione dell’Agenzia in merito ai crediti vantati dallo Stato ed alla sua capacità di incassarli. Capiremo come potrà essere riformato il nostro sistema tributario e quale impatto avrà uno stralcio dei crediti non esigibili. Lo Stato, infatti, vanta quasi 1.000 miliardi di crediti sulle imposte. Circa il 40% di essi sono ormai non più incassabili. Scoperchiamo, quindi, la voragine del Fisco italiano e i crediti inesigibili su cui poggia il nostro sistema e nessuno lo dice. Vediamo quali conseguenze può avere la drastica riduzione dei crediti vantati dal Fisco.
Perché lo Stato non incassa i crediti
I Governi, negli anni, si sono ben guardati dal fare chiarezza sulla situazione contabile. Ma tutti hanno constatato la voragine del Fisco italiano e i crediti inesigibili su cui poggia il nostro sistema, e nessuno lo dice. Perché? L’eventuale svalutazione di 400 miliardi di crediti intaccherebbe i delicati equilibri dello zoppicante bilancio del Paese. Un terremoto sui conti metterebbe in discussione gli accordi con l’UE e le politiche assistenziali.
Con devastanti conseguenze sia sociali che politiche. Le parole di Ruffini alzano il sipario su oltre 150 miliardi di imposte dovute da soggetti falliti. Circa 120 miliardi di crediti verso persone decedute e 110 verso nullatenenti. Ma portare avanti questa triste messinscena comporta dei costi anche economici per l’Agenzia. L’alternativa è un condono tombale. Un termine che nel linguaggio politico diventa rottamazione, saldo e stralcio od emersione volontaria. Insomma, i soldi non ci sono e questo va spiegato ai cittadini.
La voragine del Fisco italiano e i crediti inesigibili su cui si poggia il nostro sistema e nessuno lo dice
Svalutare il bilancio del Paese significa dimezzare le aspettative di entrate fiscali. Il Ministro Gualtieri ha recentemente coniato il termine “debonusizzazione”. Indica proprio così la necessità di ridurre i benefici fiscali nei prossimi mesi. Manovre di austerità necessarie per far rifiatare il Paese. La cancellazione definitiva riguarderebbe solo crediti divenuti oramai inesigibili. Nessun flusso di cassa in discesa dunque, ma la necessità di ridefinire le politiche fiscali future. Per equilibrare le contrapposte esigenze tra contribuenti e Fisco, l’Agenzia indica alcune strade. In primo luogo, una semplificazione delle procedure di compensazione fiscale. Poi lo stralcio delle posizioni incagliate da più di dieci anni.
E ancora la possibilità di accordi tra il Fisco ed i contribuenti. Compromessi finalizzati al recupero integrale dell’IVA e almeno parziale delle altre imposte. In conclusione, mantenere artificiosamente a bilancio dei crediti inesigibili costituisce una spesa ed un inganno. E’ necessaria un’azione di responsabilità volta a far ripartire i conti del Paese.