La situazione dei mercati è in evoluzione: studio dello stato dei luoghi con elementi previsionali

ProiezionidiBorsa

Oggi intendo affrontare alcune questioni tecniche, che possono essere significative per definire la prossima direzione dei mercati.

Il riferimento è, in particolare, alla situazione statunitense ed allo S & P 500.

Intendo affrontare il tema della posizione ciclica, assunta da tale indice, in base al metodo top or bottom, e il rilievo assunto dal mese di febbraio.

Seguirà un’analisi basata sul concetto di indicatore economico modificato.

Non posso spiegare il metodo top or bottom, quindi qui, in chiaro su questo articolo, mi limito a dire che l’indice è giunto in una posizione ciclica particolare, di potenziale svolta.

Se questa settimana chiude al ribasso, tale circostanza spingerà in direzione ribassista l’intero mese di febbraio, e questo implica, a sua volta, che la spinta ribassista possa proseguire in febbraio e marzo, prima di trovare un possibile bottom nel mese di aprile/maggio.

A sua volta, tale elemento spingerà in direzione della rottura dei punti spartiacque tra ripresa rialzista e inversione ribassista di lungo, che andranno monitorati in chiusura di marzo.

La situazione, da questo punto di vista, è comunque analoga su S & P 500 e Dow Jones.

Lo scenario rialzista, simmetrico, vede invece formarsi una barra rialzista già questa settimana, che dovrebbe spingere poi al rialzo l’intero mese di febbraio, e di qui il rialzo, a livello mensile, dovrebbe proseguire almeno sino ad aprile.

Quale scenario prevarrà?

Ora intendo spostare la vostra attenzione su un tema macroeconomico di rilievo.

In questi giorni è apparso sul Wall street journal un articolo interessante, che tratta del numero di aziende statunitensi che, in base a calcoli basati sulla proiezione dei futuri flussi finanziari, fallirebbero in caso di aumento dei tassi.

Il numero è significativo.

Ma come?

Qualcuno osserverà che secondo diverse analisi tutto andava bene, nell’economia americana.

Peccato che un rialzo dei tassi oltre certi livelli comporti un peso dei debiti particolarmente significativo e che, secondo gli analisti che hanno formulato questa proiezione, un significativo numero di aziende statunitensi non sarebbe in grado di sostenerlo, e dovrebbe chiudere i battenti.

In realtà, nulla di nuovo.

Analizzando le diverse fasi del ciclo economico, sappiamo che la parte finale di una fase espansiva, di transizione da una situazione ideale di crescita, ad una di passaggio all’inversione del ciclo economico, è caratterizzata infatti da rendimenti in crescita significativa.

E sappiamo anche che oltre un certo livello di rendimento, che poi significa costo del denaro, gli investimenti in attività imprenditoriali, non sono più considerati convenienti dalle imprese.

E’ questo il picco dell’attività economica, di solito accompagnato da un pil ancora in crescita, ma sotto le attese, e però situazione solitamente prevista da un andamento peggiorativo della curva dei rendimenti.

Questo vi dice qualcosa?

Ma proseguiamo in questo tipo di analisi.

Personalmente, sono andato oltre, e cos’ho fatto?

Ho considerato questo elemento delle aziende che possono fallire nello scenario di quegli indicatori economici di crisi, che dichiarano che una crisi economica ancora non sia all’orizzonte, presentando una view spesso diversa, quando non opposta, rispetto a quella prospettata dalla curva dei rendimenti.

Forse non lo sapete, ma questi indicatori altro non sono che medie semplici o ponderate di diversi elementi, come la fiducia dei consumatori, dei responsabili degli acquisti aziendali, dell’occupazione/disoccupazione.

Ebbene, non tutti gli analisti e gli organismi di ricerca svelano la formula esatta di questo tipo di indicatore, ma alcuni lo fanno.

E ovviamente questi indicatori restituiscono un certo risultato, né più, né meno di quanto realizzato da un indicatore algoritmico, come un oscillatore.

Ma cosa succede se cambiamo alcune di queste formule ed introduciamo anche questo elemento, cioè il numero di aziende che si troverebbe in seria difficoltà per il peso del debito, aumentato in ragione di un incremento dei tassi?

Che si tratti di un elemento significativo risulta evidente anche solo dalle formule di analisi fondamentale, che si basano in gran parte sul concetto di costo medio ponderato del capitale, più noto con la sigla anglosassone WACC.

In questo costo una componente significativa è infatti il costo dei prestiti obbligazionari ed in generale del denaro, ovviamente in aumento se i tassi salgono.

Ebbene, ho proceduto come da esempio seguente.

Ipotizziamo che uno degli indicatori di situazione economica, di cui sopra, sia una media semplice, a sua volta, di 5 indicatori, come disoccupazione, indice fiducia, e via dicendo….

In questa media, quindi, ogni indicatore, essendo 5 il loro numero, ha un peso del 20 per cento.

Cosa succede se introduciamo un sesto indicatore, costituito dal numero di imprese previsto in seria difficoltà a fronte di un incremento dei tassi di interesse?

Che questo sia un elemento preponderante per i destini dei mercati azionari è evidente, anche proprio perché se le aziende falliscono o comunque si trovano in seria difficoltà, essendo a loro volta gli indici azionari una media del trend dei titoli di queste aziende, la correlazione è evidente.

Pertanto, introducendo un sesto elemento, in caso di media semplice, abbiamo un peso di ogni elemento pari a 100/6=16,66.

Invece, attribuendo un peso del 20 per cento al sesto elemento, cioè al numero di aziende in difficoltà, ognuno degli altri 5 avrà un peso pari a 80/5=16.

Seguendo questo procedimento, e vi risparmio alcuni passaggi intermedi, è possibile vedere che i valori dell’indicatore variano significativamente, rispetto alla versione originaria, nel senso di proiettare una crisi, in conformità a quanto previsto dalla curva dei rendimenti.

In sintesi: possiamo dire che certi indicatori che, a differenza della curva dei rendimenti, sono decisamente molto più ottimisti, non contemplano nel loro calcolo certi elementi, che invece, qualora considerati, proietterebbero una situazione ben diversa.

Anche il metodo top or bottom riflette uno scenario ancora aperto, e molto dipenderà dalle dinamiche di questa settimana, e del mese di febbraio.

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Secondo me con i metodi di Gian Piero Turletti si può avere sia una visione anticipata di quello che poi capiterà sui mercati, sia segnali trend following, di conferma, desunti dai metodi stessi.
Cimatti Mario Marco