Nonostante in Italia ci sia ancora una certa diffidenza rivolta a questo tipo di terapia, qualcosa finalmente inizia a muoversi. Dal punto di vista medico, nel nostro Paese, la cannabis è diventata legale dal 2007. Livia Turco, all’epoca ministro della Salute, riconosceva con un decreto l’uso in terapia del cannabinoide delta-9-THC e dei suoi omologhi. Dal 2013 è riconosciuta anche alla pianta in forma vegetale ed ai suoi estratti l’efficacia sul piano terapeutico. Nonostante alla fine del 2015 siano state introdotte norme a livello nazionale dal decreto del ministero della Salute, ogni Regione ha la possibilità di legiferare in materia. Ne consegue un disallineamento nel modo di operare.
Ad oggi infatti, in Italia, l’unico progetto di produzione e coltivazione di cannabis autorizzato a livello medico era quello dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Anche altre regioni nel tempo hanno provato a seguire l’esempio della Toscana, senza risultati. Ma finalmente la situazione comincia a cambiare e, insospettabilmente, a partire dal profondo sud. Difatti la Sicilia va avanti e dice sì alla cannabis terapeutica.
La cannabis ad uso terapeutico, quando e per quali patologie?
Nel nostro Paese la cannabis non è ancora riconosciuta come farmaco, può essere prescritta ad uso terapeutico solo quando le terapie convenzionali sono risultate inefficaci. Le è riconosciuto effetto analgesico, miorilassante e ansiolitico, è utilizzata come prodotto fitoterapico ad azione sintomatica potenzialmente utile in alcuni quadri patologici.
Il suo uso è confinato al trattamento del dolore cronico (oncologico e non) e associato a sclerosi multipla e ad eventuali lesioni del midollo spinale. È in alcuni casi anche utilizzata per fronteggiare gli effetti collaterali di chemio e radioterapia e delle terapie per l’HIV. È impiegata inoltre per stimolare l’appetito nella cachessia, anoressia e in pazienti oncologici o affetti da AIDS. Può essere utilizzata anche contro l’effetto ipotensivo in caso di glaucoma resistente alle terapie convenzionali. Può essere prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie e per ridurre i movimenti involontari del corpo e facciali determinati dalla sindrome di Gilles de la Tourette.
La Sicilia avanguardista
La Sicilia va avanti e dice sì alla cannabis. Al fine di “sopperire alle richieste derivanti dal fabbisogno accertato dalle Autorità Sanitarie Nazionali di produzione della Cannabis terapeutica”, l’Assemblea Regionale Siciliana ha sottoscritto l’art. 67 della Legge di Stabilità. È stato pertanto autorizzato l’avvio di progetti per la fornitura di cannabis terapeutica in convenzione anche con le imprese del territorio. La proposta, promossa dall’Assessore Razza, è stata accolta con voto unanime di tutti i deputati e con il consenso del governo regionale. Questa norma autorizza finalmente la coltivazione del farmaco nella Regione Sicilia, mediante enti strumentali dell’assessorato all’Agricoltura, come l’ESA. In Sicilia vige anche un decreto firmato dall’assessore regionale che prevede che sia la Regione a farsi carico delle spese sostenute dai pazienti, pertanto la cannabis per uso terapeutico sarà gratuita in tutta la Regione.
Sarà cura dei medici delle aziende sanitarie pubbliche regionali, specialisti di anestesia e rianimazione, neurologia e dei centri di terapia del dolore prescrivere la terapia per una durata massima di sei mesi. In linea quindi con l’articolo 32 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”