La riforma delle pensioni che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1° gennaio del 2022

INPS

I tecnici stanno lavorando sulla riforma delle pensioni che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1° gennaio del 2022. Essa si sta delineando dal confronto tra Governo e sindacati. Le novità trapelate sulla prossima riforma si incentreranno sui seguenti punti:

1) rafforzamento dell’anticipo pensionistico (Ape).

2) rafforzamento di Opzione Donna.

3) mantenimento di Quota 100.

4) misure di solidarietà per l’accompagnamento alla pensione.

5) ampliamento della quattordicesima.

Proposta di Quota 41

Anche se molti hanno spinto per eliminare Quota 100, essa, quasi sicuramente, permarrà. Inoltre, alla stessa è stata accostata una nuova proposta, che è andata sotto il nome di Quota 41. Essa consentirebbe a chi ha maturato 41 anni di contributi di andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica.

Anticipo pensionistico e Opzione Donna 

L’Ape consiste in un’indennità che viene corrisposta dall’INPS ai lavoratori dipendenti che abbiano compiuto 63 anni di età. Essi devono versare in determinate condizioni ed essere titolari di pensione diretta in Italia o all’estero. Opzione Donna, invece, consente alle lavoratrici dipendenti che hanno compiuto 58 anni e alle autonome che ne hanno compiuti 59, di andare in pensione. Ciò, se esse abbiano maturato 35 anni di contributi. Entrambe le misure, si pongono l’obiettivo di mandare anticipatamente in pensione specifiche categorie di soggetti, che soddisfino determinati requisiti anagrafici e contributivi.

Pensione di garanzia per i giovani

La riforma delle pensioni prevede anche una pensione di garanzia per i giovani. Un’attenzione particolare, inoltre, è rivolta ai lavori usuranti. Al riguardo, si intende superare il meccanismo automatico dell’adeguamento all’aspettativa di vita, che non fa che spostare in avanti l’età pensionabile. Un’ attenzione particolare è stata anche rivolta al contratto di solidarietà. Quest’ultimo avrebbe lo scopo di garantire la pensione e posti di lavoro a chi entra più tardi nel mercato del lavoro. Infine, altro pilastro della riforma pensionistica riguarda la quattordicesima, che sarà più alta.

Attualmente, essa spetta solo a chi ha già compiuto 64 anni e ha un reddito di poco superiore al doppio della pensione minima. Si tratta di una somma che supera di poco mille euro. Con la riforma si vuole estendere il riconoscimento della quattordicesima ad una platea più ampia. C’è incertezza se rivolgerla anche a coloro che percepiscono un reddito che non supera i 1200 euro o addirittura i 1500 euro mensili.