La protezione dei dati è sempre più importante. La protezione dei dati assume sempre più rilevanza per le persone. Questa ricettività sembra essere incrementata parecchio dopo l’avvento di Covid-19. Con conseguenti discussioni sul poter utilizzare o meno informazioni sanitarie sui contagi per fermare la pandemia.
Sapete quanti italiani vorrebbero fornire i propri dati facciali ad un’azienda privata? O le proprie impronte digitali? Solo il 2%. Dati palesemente in contrasto con una cosa. Cioè il download di 30 milioni di volte di Face App. Sì, Face App. La app russa che permette di invecchiare il volto. O farsi cambiare di genere. E che scarica i nostri dati, appunto, su server russi. Decisamente gli italiani sono una manica di fessi e bugiardi. O, peggio ancora, stupidi. E lo diciamo senza tema di smentita. Perché i dati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. E in Europa si arriva al 5%. Ma anche qui, praticamente, la metà della popolazione si è scaricata la app russa di cui sopra.
L’Agenzia Europea per i diritti fondamentali ha condotto il sondaggio da cui derivano questi dati. Un sondaggio che riguarda non solo questo argomento. Ma anche la privacy. L’indagine data tutto il 2019, quindi prima del coronavirus. E delle paure e fobie che ha (ri)svegliato.
La protezione dei dati è sempre più importante
E veniamo ad altri dati che fanno pensare. 4 europei su 10 dichiarano che non fornirebbero nessun dato ad un’azienda privata. Ovviamente quella che possiede Face App è privata, per dire. E continuiamo con le incongruenze, quindi. Solo 2 su 10 farebbero lo stesso con un’azienda pubblica. Quindi le persone si fidano più dello Stato, in Europa. Si vede proprio che non siamo americani. E gli italiani? 1 su 10 ha fiducia nello Stato. Che è circa cinque volte di più che averla nel privato. Abbiamo già detto che gli italiani sono incongruenti (ed altro)? Sì, vero?
E cosa ne sanno gli europei della protezione dei loro dati? Protezione che offre la legge, ovviamente. Protezione offerta dalla GDPR, cioè la regolamentazione europea in materia. Bene, più della metà ha paura che i loro dati cadano nelle mani dei criminali. Ma poi usano senza ritegno le carte di credito o il bancomat. E condividono di tutto su Facebook, chiaramente. Sette cittadini europei su 10 conoscono la GDPR. In Italia questa percentuale è meno della metà. Sempre peggio in (quasi) tutto nel Bel Paese.
La conoscenza di cosa accade
Quasi sette italiani su dieci dicono di conoscere le impostazioni per la privacy del proprio smartphone. In Europa sono più di sette su dieci. Duole a dirsi una cosa, però. Le donne risultano leggermente meno abili nella conoscenza tecnologica del proprio smartphone rispetto agli uomini. Ultimo dato, ma non per importanza, sono i termini e le condizioni dei servizi online. Solo 1/3 delle persone dice di non guardarli mai. E, per una volta. L’Italia fa meglio della media europea.