I meno esperti di previdenza non sanno che il PIL influisce sulle pensioni. Perciò con la pandemia del coronavirus la preoccupazione imminente per l’assegno della pensione è legato all’economia. Infatti l’andamento condiziona l’importo della pensione a seguito di una Legge del 1995 che porta il nome di Riforma Dini.
Cosa dice la Riforma Dini
Ebbene, vediamo prima cosa stabilì il Governo del 1995 e poi entriamo nello specifico del problema. Sfogliando la normativa, si legge che la quota contributiva dell’assegno viene calcolato rivalutando anno per anno il montante accumulato dal lavoratore con il tasso di capitalizzazione dato dalla variazione quinquennale media del PIL nominale. Successivamente il montante viene trasformato in rendita applicando coefficienti di trasformazione che sono legati all’andamento di lungo periodo del PIL e all’evoluzione demografica.
Gli effetti del Covid sulle pensioni
Perciò per l’effetto Covid gli assegni saranno più leggeri dal 2022 proprio per la riduzione della quota contributiva. Discorso diverso per l’età pensionabile che rimarrà, almeno per i prossimi anni, fissata a 67 anni. Con questo articolo, vogliamo pesare quanto inciderà l’attuale tonfo dell’economia sulle pensioni. A notare una riduzione dell’assegno pensionistico saranno coloro che dal 2022 termineranno di lavorare.
L’impatto sulle diverse generazioni
Logicamente il nostro lavoro non si ferma qui e con le simulazioni di Progetica, vediamo di calcolare l’impatto su diverse generazioni di lavoratori. Facciamo un inciso: rassicuriamo tutti che l’impatto è contenuto nella misura di circa l’1%. Questa ipotesi, è valida prevedendo un rimbalzo nell’anno attuale dopo il tonfo del 2020. Altrimenti sarà una pensione da lacrime, soprattutto per chi oggi ha tra i 40 e 50 anni. Di conseguenza uno scenario peggiore comporterebbe una decurtazione intorno al 4% dell’assegno pensionistico.
Le simulazioni
Lavoratore dipendente di 50 anni con uno stipendio netto mensile di 2.300 euro. Quando andrà in pensione percepirebbe 1.897 euro netti a causa della momentanea recessione. Invece se il quadro economico è peggiore, con nessun rimbalzo nell’attuale anno, la perdita del lavoratore è di 73 euro al mese rispetto ai 1.897 euro.
Ora spostiamo l’attenzione su un giovane lavoratore di 30 anni con un guadagno netto mensile di 1.500 euro. Ebbene, lo scivolone attuale dell’economia pesa meno perché c’è più tempo per compensare e la riduzione sarebbe veramente da prefisso telefonico rispetto all’assegno da 1.325 euro. Caso diverso se il rimbalzo non si registra: il taglio è del 2% sull’assegno pensionistico.
La preoccupazione imminente per l’assegno della pensione è legato all’economia
A seguito di questo articolo, i dipendenti per non perdere troppi soldi sull’assegno pensionistico devono sperare vivamente in un rimbalzo dell’economia. Ma intanto possono calcolare la pensione tramite i simulatori per farsi un’idea.