La paura di restare senza cibo induce a fare la scorta

Rincari su frutta e verdura come difendersi dalle truffe

Sembra non essere passato il terrore. Nonostante siano trascorsi due mesi dall’inizio della pandemia del coronavirus, la paura di restare senza cibo induce a fare la scorta. Se non bastasse, però, la corsa a riempire il carrello della spesa, pesa sulla tasca dei consumatori. Gli aumenti dei prezzi di frutta, verdura, latte e salumi sono dovuti alle limitazioni di vendita verso il canale della ristorazione e anche dal lungo periodo di quarantena. Nella sacca della spesa sono finiti anche pasta, piatti pronti, formaggi, zucchero, alcolici, carne, pesce surgelato, acqua, tutti con prezzi più alti rispetto al passato. La corsa a riempire la credenza della cucina è dovuta dal fatto di restare tranquilli in casi di necessità.

Perché frutta e verdura

Il consumo maggiore di frutta e verdura è dovuto dal fatto che gli italiani sono andati a caccia di vitamine per rafforzare il sistema immunitario, pratica consigliata anche dallo stesso Istituto Superiore di Sanità.

La saracinesca abbassata dei ristoranti, bar e agriturismi

La Coldiretti che ha analizzato i dati prima esposti, spiega che il persistere della chiusura di ristoranti, bar, agriturismi, dei mercati rionali ha pesato oltremodo. Ulteriori problemi hanno costretto a far aumentare il prezzo dei beni di prima necessità individuabili nel trasporto e anche per la frenata dell’export.

Il lockdown fino a giugno del canale della ristorazione peserà per 5 miliardi sull’agroalimentare con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande. L’acquisto più smisurato delle famiglie e l’aumento dei prezzi non potranno mai equilibrare il mancato introito dovuto dal settore della ristorazione. L’agroalimentare fa le sue fortune soprattutto tra ristoranti, bar e agriturismi.

Quanto si spendeva prima del coronavirus

Gli italiani sono sempre stati amanti del settore della ristorazione. La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani per un valore di 85 miliardi di euro all’anno. La paura di restare senza cibo induce a fare la scorta e a cambiare le abitudini.