La Commissione europea potrebbe aprire un procedimento legale contro la Germania per una sentenza della Corte Costituzionale tedesca sul QE della BCE. In altre parole, i giudici di Karlsruhe hanno giudicato la legittimità del Quantitative Easing di Mario Draghi, stabilendo che l’acquisto di titoli di Stato da parte della BCE violi in parte la Costituzione tedesca. Quindi, la Corte tedesca, nell’esaminare la questione dei titoli di Stato, così come risolta da Draghi nel 2015, ha posto una serie di vincoli. Detti vincoli potrebbero avere delle ripercussioni negative anche sull’Italia, innestando incertezze sulla nuova politica di finanziamento europeo. Ciò, in particolare, con riferimento al programma di acquisto di titoli di Stato per 750 miliardi, annunciato dalla BCE in risposta all’emergenza coronavirus. Si è aperto, quindi, uno scontro tra l’UE e Berlino. L’Ue infatti ritiene di essere pienamente legittimata ad adottare decisioni che prevalgano su quelle nazionali.
Ma resta sospeso un dubbio: L’Ue si metterà realmente contro la Germania? La Commissione europea potrebbe aprire un procedimento legale contro la Germania?
Cioè, è possibile che essa porterà avanti la procedura di infrazione? Ci si chiede se questo sia possibile, soprattutto perché, fino ad oggi, la preponderanza tedesca nelle decisioni europee è stata anche troppo malcelata.
Cosa ha stabilito la sentenza della Corte Costituzionale tedesca
Nel rispondere alla domanda sul “se sia possibile che l’Ue si metta contro Berlino”, occorre fare delle precisazioni sul contenuto della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale tedesca. Occorre, chiarire, inoltre, perché la questione coinvolga tanto anche l’Italia. Anzitutto, bisogna precisare che sotto accusa, da parte della Corte, è stato il programma Public Sector Purchase Programme, lanciato da Draghi nel 2015 e successivamente prorogato.
Questo si proponeva di dare respiro alle economie nazionali tramite iniezioni di liquidità sostenute dalla Banca centrale. Detto piano è stato messo in discussione dalla Corte tedesca, che ha concesso alla Bundesbank tre mesi di tempo per adeguarsi a talune condizioni. In difetto, ha deciso che dovrà ritirarsi dal programma. Il primo di questi vincoli consiste nel fornire adeguate ragioni sul perché la BCE prediliga alcuni titoli di Stato anzichè altri.
Un fattore che, sottolinea la Corte, dimostrerebbe come la BCE abbia, in fin dei conti, finanziato il debito pubblico di alcuni Paesi membri.
La medesima Corte Costituzionale tedesca ha anche rigettato una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2018, che ribadiva come le operazioni della BCE fossero del tutto legittime. Il tutto, sulla scorta del principio secondo cui il diritto europeo è da considerarsi prevalente su quello nazionale. Ciò nonostante, i giudici di Karlsruhe hanno imposto alla Bundesbank un altro vincolo affinché possa confermare la sua partecipazione al programma. Cioè quello che vieta alla BCE di detenere più del 33% del debito pubblico di un Paese attraverso le sue banche nazionali. Secondo la Corte tedesca, i giudici del Lussemburgo non avrebbero valutato “l’importanza e l’ampiezza del principio di proporzionalità”, ignorando “gli effetti reali di politica economica del programma”. Ciò ha significato scontro aperto tra Berlino e l’Ue, soprattutto perché la prima ha messo in discussione la prevalenza e la supremazia degli organismi comunitari rispetto a quelli nazionali.
La risposta dell’Ue alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca
In risposta alle predette condizioni, la Corte Suprema dell’Unione Europea e la Commissione europea hanno ribadito che il diritto dell’UE ha la precedenza sui regolamenti nazionali. Pertanto, il presidente della Commissione Ue, Von der Leyen, ha affermato che la Commissione potrebbe decidere di aprire un procedimento legale contro Berlino.
La medesima ha messo in luce che: “La recente sentenza della Corte costituzionale tedesca ha messo in luce due questioni dell’Unione europea: il sistema dell’euro e il sistema giuridico europeo”. Ha, quindi, continuato: “Ora stiamo analizzando in dettaglio la sentenza della Corte costituzionale tedesca. Ed esamineremo i possibili passi successivi, che potrebbero includere l’opzione di procedure di infrazione”. Di fatto, dunque, La Commissione può proporre alla Corte di giustizia dell’UE la predetta procedura, se si ritiene che uno stato membro stia violando il diritto europeo. In caso di risposta positiva, Il tribunale può ordinare a una nazione di fare ammenda o affrontare pesanti multe.