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Abbiamo sottolineato all’inizio di questa settimana che un rimbalzo verso l’alto era notevolmente fragile, e in effetti lo era. Il cinese Hang Seng (CHNComp) ha rispettato ieri una linea di resistenza locale con un ritracciamento del 23,6% che inizia la sessione di oggi ben al di sotto di questo livello. L’indice è attualmente scambiato all’1,9% in meno. Pertanto, continuiamo a ritenere che fino a quando le tensioni commerciali non si stabilizzeranno, le attività più rischiose, comprese in particolare le azioni cinesi, dovrebbero rimanere sotto pressione di vendita. Guardando altrove, lo Shanghai Composite sta cadendo oltre il 2%, il NIKKEI sta perdendo l’1% mentre il benchmark australiano sta calando dello 0,75%.
Anche le materie prime sono state colpite duramente, e questa mattina è particolarmente evidente che il rame scende di oltre il 3,2%, poiché gli investitori temono che nuove tariffe possano far deragliare la crescita economica globale. Anche i cereali sono sostanzialmente in calo con la soia che perde oltre l’1,5%. Per quanto riguarda le valute, si può notare che il dollaro australiano è in calo dello 0,7% in quanto è il più connesso con l’economia cinese. Per essere onesti, tutte le principali valute sono in calo (più o meno) rispetto al dollaro USA, dal momento che il rischio è tornato indietro. In effetti, il rendimento dei Treasury statunitensi a 10 anni si è abbassato stamattina di alcuni punti base fino a circa il 2,83% rispecchiando un afflusso di capitali verso il mercato del debito degli Stati Uniti.
L’AUDJPY, essendo un proxy di una propensione al rischio prevalente, è scambiato notevolmente inferiore per il secondo giorno consecutivo. Fonte: xStation5