La Banca centrale americana sta attualmente sottovalutando enormemente gli effetti del suo eccesso di interventismo monetario nell’economia

Federal Reserve

In  un suo recentissimo contributo pubblicato su Project Syndicate, l’economista della Stanford University John Tylor, padre della famosa Taylor rule usata dalle Banche centrali di tutto il Mondo per decidere il livello dei tassi di interesse da fissare, si è scagliato contro la politica monetaria della Federal Reserve. In particolare, Taylor ritiene che la Banca centrale americana stia attualmente sottovalutando enormemente gli effetti del suo eccesso di interventismo monetario nell’economia, attuato principalmente attraverso l’aumento delle dimensioni del suo bilancio e l’abbassamento dei tassi di interesse ad un livello ritenuto da Taylor del tutto inopportuno. “Anche se la storia non si ripete mai – scrive Taylor – spesso ci fa rima, quindi considerate dove siamo a metà del 2021: l’inflazione sta aumentando e la FED sostiene ancora una volta di non essere responsabile di questo aumento.

Invece, i funzionari della FED sostengono che l’attuale impennata dei prezzi rifletta semplicemente il rimbalzo dalla bassa inflazione dell’anno scorso.

Peggio ancora, la politica della FED è ancora più interventista ora di quanto lo fosse ai tempi di Burns [governatore della Federal Reserve ai tempi dell’amministrazione Nixon, n.d.a]. Il suo bilancio è esploso, a causa dei massicci acquisti di titoli del Tesoro e di titoli garantiti da ipoteca, e il tasso di crescita dell’aggregato M2 è aumentato considerevolmente nell’ultimo anno. Il tasso d’interesse dei fondi federali è più basso ora di quanto qualsiasi regola o strategia di politica monetaria finora testata suggerisce che dovrebbe essere.”

La conclusione di Taylor è, quindi, quella che “Non è troppo tardi per imparare dagli errori del passato e trasformare la politica monetaria nell’ancella di una ripresa sostenuta dalla pandemia. Ma il tempo sta per scadere.”

La Banca centrale americana sta attualmente sottovalutando enormemente gli effetti del suo eccesso di interventismo monetario nell’economia

L’allarme lanciato da Taylor deriva da un eccesso di paura oppure è giustificato? Dovrebbe valere anche per la Banca Centrale Europea? Se guardiamo i dati, la BCE ha intrapreso, esattamente come la FED, delle politiche monetarie “anti convenzionali”, concretizzatesi in due programmi eccezionali di acquisto dei titoli di stato dell’eurozona, il quantitative easing e il PEPP, e portando i tassi d’interesse in territorio negativo, più bassi quindi di quelli fissati dalla Federal Reserve. Oltre a questo, i banchieri della BCE, a partire da Christine Lagarde, non sembrano affatto essere impensieriti dall’aumento dell’inflazione registrato nell’area euro negli ultimi mesi e nemmeno dall’idea di restringere la stance di politica monetaria nei prossimi mesi, se non anni.

Un tale atteggiamento dipende dalla credenza nell’economia keynesiana, in particolare relativamente all’uso e all’efficacia delle politiche monetarie, che da anni si è radicata nell’istituzione di Francoforte e che è riuscita a soppiantare la visione ordoliberista che aveva plasmato l’istituzione nei primi anni di vita dell’euro.

Dall’uso neutrale della moneta, propagandato dalle teorie ordoliberiste tedesche, si è passati all’uso molto attivo della stessa teorizzato da Keynes.

In questo passaggio, rimane però viva la teoria dei “malinvestimenti” del premio Nobel Friederich A. von Hayek, il quale teorizzò che l’eccessivo utilizzo di politiche monetarie espansive da parte delle Banche centrali comportasse un eccessivo incentivo ad investire in attività rischiose, producendo una inflazione dei prezzi delle stesse, altrimenti detta bolla speculativa, destinata inesorabilmente a scoppiare, con tutte le disastrose conseguenze sull’economia reale.

E’ certamente troppo presto per poter valutare se il massiccio interventismo delle Banche centrali occorso negli ultimi anni sia stato più un bene che un male per l’economia mondiale, in quanto ancora manca il secondo tempo della storia, quello che vedremo quando le Banche centrali dovranno restringere le loro politiche. Nel frattempo, una riflessione sulla teoria hayekiana e sul monito di Taylor, forse, gioverebbe agli stessi policy-maker.