La ricetta tedesca per il successo è il Kurzarbeit

Come automatizzare il lavoro

La ricetta tedesca per il successo: qual è?

L ’uragano generato dal coronavirus spinge anche l’Italia, tra le economie purtroppo più colpite dalla pandemia, a riponderare la settimana lavorativa di 40 ore. Al Ministero del Lavoro stanno studiando una diminuzione dell’orario, al fine di eludere la possibilità di licenziamenti in massa. Il tutto con l’ambizione di difendere l’uguaglianza dello stipendio. E l’obiettivo di introdurre un cambiamento rivoluzionario nell’insieme delle riforme del lavoro in studio in questi giorni.

Una scommessa alquanto costosa, visto che in Germania, dove il Kurzarbeit, cioè il “lavoro breve” in momenti di crisi, è una consuetudine consolidata, esso funziona, ma costa. Questo perché permette di schivare l’aumento sgradito della mancanza di lavoro, diminuendo l’impatto assistenziale e collettivo delle recessioni. Non viene mai usato, però, quando riguarda lo stesso livello di paga. Vediamo come funziona questa procedura del mondo del lavoro germanico.

Kurzarbeit, la ricetta tedesca per il successo

Innanzitutto il Kurzarbeit è una risoluzione temporanea, che vale dunque per una fase di tempo contenuto, e per tutti, o solamente una parte dei lavoratori di un’azienda in condizioni economiche difficili. In relazione a un’attività di mansioni lavorative a tempo ridotto, i dipendenti accettano la diminuzione di una quota di salario, sovvenzionato dallo Stato. Però è ammessa l’eventualità di accordarsi a livello di negoziato collettivo o di contratto di lavoro. Questo per accrescere l’indennità di lavoro a breve termine fino al 100% del calo netto dei guadagni. Piuttosto che esonerare dal lavoro, in tal modo l’azienda può conservare dipendenti qualificati e formati, e continuare ad accumulare il loro know-how aziendale.

I requisiti

Tra i requisiti richiesti dalla legge tedesca per richiedere l’accesso al Kurzarbeit per i dipendenti, l’azienda deve essere in difficoltà economiche o trovarsi ad affrontare un avvenimento improvviso e non evitabile. Ma tale fatto deve essere inaspettato e transitorio. In questo modo le aziende senza speranza non possono ricorrere a tale mezzo per proseguire nella loro operatività malata, senza prospettive di sortire dalla crisi.

L’imprenditore non può richiedere autonomamente il Kurzarbeit. Ma può fare appello a tale strumento esclusivamente se esso è stato convenuto in un contratto comune, in un accordo a livello aziendale o in un contratto privato e personale di lavoro. Nelle aziende dove è prevista la cosiddetta Mitbestimmung (cogestione) la situazione è ancora diversa. La Mitbestimmung è la forma di governance più diffusa fra le aziende tedesche, e permette l’intervento dei lavoratori nelle scelte aziendali. In questo caso il Kurzarbeit è ammesso solo se è stato ratificato dal comitato dell’azienda.

Perché il Kurzarbeit ha successo

Oltre ai salari ridotti o in parte limitati a causa dell’assenza dalle mansioni di lavoro ordinarie, il lavoratore che fa il Kurzarbeit riceve un’indennità dall’agenzia federale per l’impiego. L’indennità è pari al 60% della rimanenza netta del salario del mese in cui l’attività è stata fermata. Oppure è stato eseguito un carico di lavoro più modesto. Ai lavoratori che ottengono un assegno per i figli a carico pari come minimo allo 0,5%, viene corrisposta una quota maggiorata del 67%, senza tenere in conto il loro stato civile. Alla fine di aprile 2020, in pieno allarme Covid-19, è stato deciso di accrescere momentaneamente gli indennizzi di lavoro per il Kurzarbeit fino alla fine del 2020.

A iniziare dal quarto mese, la compensazione salirà al 70% (+7% con l’assegno per i figli), e dal settimo mese all’80%. Un accrescimento che ha un costo notevole per le casse dello Stato federale, specialmente per l’esplosione delle richieste. Secondo l’agenzia federale dell’impiego, a fine aprile avevano fatto domanda di Kurzarbeit 10,1 milioni di lavoratori. Un numero che non si era mai visto. Per comprendere la severità della circostanza, basti riflettere che il preesistente primato negativo era di 1,44 milioni di persone. E risale al maggio 2009, all’apice della grande crisi finanziaria.