Italia, dove è diretta?
Ho già affrontato, in precedenti analisi, la situazione che va caratterizzando i rapporti all’interno dell’esecutivo, ormai all’insegna di toni sempre più accesi.
Ma quali sono le prospettive concrete cui si va incontro?
Come reagiranno i mercati e quali i prossimi appuntamenti?
Per dare maggior ordine alle mie analisi, un piccolo indice delle questioni trattate:
- Toni sempre più aspri, ma quali sono i veri poteri del Premier?
- Cosa succede se Siri non si dimette, e se invece si dimette?
- Un motivo che spinge tutti verso la crisi: la questione Siri come occasione per realizzare altri obiettivi
- Rating, spread e prospettive finanziarie
- Scenari alternativi
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT
Italia: toni sempre più aspri, ma quali sono i veri poteri del Premier?
I media, in questi giorni, evidenziano toni sempre più accesi tra i due leaders della coalizione.
Ed anche Conte è intervenuto con affermazioni pesanti nei confronti di Salvini, del tipo: “non facciamo da passacarte”.
Ma, al di là di questa più che evidente spettacolarizzazione della dialettica politica, sorge spontaneo il domandarsi quali siano i veri poteri del Premier.
E cioè, comunque Conte potrebbe dimissionare Siri?
La risposta è no, semplicemente perché a livello costituzionale il Premier, in Italia, non è considerato in una posizione di superiorità gerarchica, rispetto agli altri membri dell’esecutivo, ma quale primus inter pares.
Tanto che si parla di Presidente del consiglio, più che di Capo del Governo.
Una sorta di coordinatore, più che capo di un esecutivo.
Per arrivare a dimissioni forzate occorrerebbe una sfiducia costruttiva nei confronti del singolo membro, che passasse al vaglio del Parlamento.
Quanto alle affermazioni di Conte, all’insegna del parlarsi e guardarsi negli occhi, intendo essere estremamente esplicito.
Italia: Conte, non può dimissionare Siri
Soprattutto chi ha calcato, in qualche veste professionale, le aule di giustizia, ad esempio come legale o come magistrato, sa bene che i tempi di Lombroso sono passati da un pezzo.
Per chi non lo sapesse, Cesare Lombroso era un antropologo criminalista (l’antropologia criminale è una disciplina oggetto di studi sociologici e medici), che riteneva che bastasse studiare le caratteristiche fisiognomiche di un individuo, per capire se si trattava di un criminale o meno.
Ovviamente tale posizione esprimeva le idee del tempo, poi superate dalle successive scoperte scientifiche, come quelle che hanno evidenziato come anche gemelli omozigoti possano condurre esistenze molto diverse tra di loro, magari uno divenendo criminale e l’altro poliziotto.
Ed anche il famoso detto occhi specchio dell’anima, certo non potrebbe valere in un’aula di giustizia come elemento di prova, visto che Conte ha affermato che intende guardare Siri negli occhi.
Pertanto, diciamolo chiaramente: Siri potrebbe francamente dire che non se ne va, peraltro appoggiato dal proprio partito.
Cosa succede se Siri non si dimette, e se invece si dimette?
Se Siri non si dimettesse, è evidente che i pentastellati si troverebbero in grave imbarazzo.
Hanno fatto di una sorta di giustizialismo politico la loro bandiera, e non potrebbero far finta di niente.
Tanto che, consapevole di questo, Conte ha intanto preso tempo, dicendo che il tutto viene rinviato al proprio ritorno dal viaggio in oriente.
A quel punto, però, difficilmente per i pentastellati sarebbe ancora possibile governare con la lega.
E’ facile trarne le dovute conseguenze.
Se, d’altra parte, Siri si dimettesse, Salvini difficilmente potrebbe, a sua volta, far finta di niente.
Non fosse che per non perdere l’appoggio interno al suo partito, probabilmente dovrebbe annunciare le dimissioni dell’intera delegazione leghista al governo.
Francamente, credo sia questa una delle opzioni sul tavolo del capo della lega, che anche altri potrebbero avergli suggerito.
Cioè dire: ok, Siri se ne va?
Ma noi con lui….
Italia e Governo: la questione Siri come occasione per realizzare altri obiettivi
Come notiamo, comunque la si metta, vi sono diversi elementi che spingono in direzione di una crisi, nonostante alcune smentite ufficiali.
Ma questo scenario, a ben vedere, già era stato anticipato da taluni, come il giornalista D’Agostino, ed in tempi non sospetti.
Una delle motivazioni per proiettare uno scenario di questo tipo, riconduceva più a questioni finanziarie, che strettamente politiche, o legate a vicende giudiziarie.
Infatti taluni analisti (modestamente anche il sottoscritto) avevano evidenziato, sin dalle trattative per la formazione del Governo pentaleghista, che era possibile uno scenario nel quale gli obiettivi di crescita economica non si sarebbero realizzati, per fallimento degli effetti cosiddetti moltiplicatori di misure come reddito di cittadinanza ed altre ancora.
In quel caso, il punto debole era costituito soprattutto dal non riuscire a prospettare le necessarie coperture di bilancio, ed ecco, infatti, che la questione si ripropone.
Infatti non si sa bene come riuscire anche solo ad ottenere coperture sufficienti per disinnescare le clausole di salvaguardia, relative ad incremento dell’Iva.
Di qui la possibilità di trarsi d’impaccio, peraltro facendo, o tentando di fare, bella figura, dicendo che una crisi di Governo è legata a questioni di etica pubblica.
Il tutto consentirebbe, evidentemente, di nascondere che uno dei motivi che spingono è proprio la difficoltà nell’affrontare la prossima legge di bilancio.
Scenario previsto e che, al momento, pare palesarsi.
Insomma, come qualcuno sta dicendo, Siri come il cacio sui maccheroni.
Italia: rating, spread e prospettive finanziarie
Intanto per domani uscirà un rating sull’Italia di S&P, e certo lo scenario di possibile crisi non aiuta.
Lo spread è in risalita, ma quali prospettive politiche si affacciano sugli scenari italiani?
Dopo una crisi, al momento comunque ancora non ufficialmente aperta, qualcosa succede sempre, ma cosa potrebbe succedere questa volta?
Lo approfondiamo nel seguente paragrafo.
Scenari alternativi per l’Italia
In caso di caduta dell’attuale Governo, intanto occorre sottolineare che sarebbe difficile pensare ad una riedizione di un Esecutivo giallo verde.
Troppe le divergenze, financo su questioni essenziali sul come procedere in caso di indagati.
Probabilmente si andrebbe a nuove elezioni, anche a fronte della possibilità prossima allo zero di un Esecutivo basato su maggioranze che contengano 5 stelle o lega + PD ed altri partiti.
Nuove elezioni potrebbero portare ad una riedizione del tradizionale centro destra, visti anche gli ultimi risultati elettorali.
Più difficile pensare ad una maggioranza che contenga ancora i pentastellati.
A quel punto, probabilmente la nuova legge finanziaria sarebbe maggiormente concordata in sede europea, evitando quei contrasti che hanno caratterizzato quella in corso.