Investing.com – Prosegue la giornata negativa a Piazza Affari dove il Ftse Mib cede il 2,75% a metà mattinata.
A farne le spese sono i titoli bancari, con il FTSE Italia All Share Banks che sottoperforma l’indice principale di Milano cedendo intorno al 5%, mentre il suo corrispettivo europeo, lo STOXX Banks EUR Price segue sulla stessa scia perdendo oltre il 4%.
Gli operatori stanno vendendo le quote detenute detenute negli istituti bancari a causa non solo del timore di nuove elezioni, ma soprattutto per le possibilità che le prossime consultazioni potrebbero portare al governo una coalzione che possa decidere l’esclusione dell’Italia dal sistema dell’euro. Questo porterebbe i titoli di stato italiani a tornare ad essere quotati in Lire, con la conseguente svalutazione causata dall’uscita dall’”ombrello della Bce”.
Le banche dentengono una grossa quota dei titoli di stato e una conseguente svalutazione porterebbe ad una diminuzione del capitale degli istituti di credito. Secondo gli analisti di Equita Sim, infatti, ogni rialzo dello spread corrispondente a 100 punti, le prime 10 banche subiscono un calo del valore dei Btp in portafoglio per un totale di circa 3,48 miliardi. Tale perdita equivale ad un flessione del 3,7% del capitale con il Cet 1 ratio che scende di 37 punti base.
Le banche sono proprietarie del 27,25% del debito pubblico, quota recentemente diminuita rispetto al precedente 30,18%, per un totale doi 624,04 miliardi di euro. Le banche residenti detengono 352,377 miliardi di euro, con la quota di aprile in crescita rispetto al mese precedente quando la cifra si fermava a 334,669, secondo i dati forniti oggi dalla Banca centrale europea.
Sulla condizione generale delle banche resta positiva Bankitalia secondo la quale “le banche stanno superando le gravi difficoltà originate dall’economia reale”, secondo le parole del governatore Ignazio Visco, il quale avverte che gli istituti devono “proseguire senza esitazioni lungo la strada che stanno già percorrendo nel contenere le spese amministrative e il costo del personale”. La redditività resta “ancora insufficiente”, conclude Visco, “malgrado un miglioramento nel 2017 nel suo complesso che ha visto i maggiori gruppi registrare risultati reddituali nel complesso soddisfacenti grazie all’incremento delle commissioni e al contenimento dei costi”.