Inflazione stabile o contingente? Una formula potrebbe risolvere la vexata quaestio

inflazione

Soprattutto in ambito economico ed accademico rappresenta ormai, potremmo dire, una vexata quaestio.

L’inflazione è stabile o contingente, ossia destinata ad essere archiviata?

E con quali tempistiche?

Nel corso del tempo si sono proposte diverse formule, per meglio comprendere i fenomeni inflattivi.

Ma, a modesto avviso di chi parla, una di quelle che meglio spiega il fenomeno, mette in stretta relazione quantità di moneta circolante, velocità di circolazione della moneta, e quantitativo di servizi e prodotti realizzati in un sistema economico.

Di solito si considera, come lasso temporale, quello annuale, ma spesso si usa anche quello trimestrale o mensile per definire questi dati.

Inflazione stabile o contingente? Una formula potrebbe risolvere la vexata quaestio

Procediamo quindi con un esempio, relativo ad un piccolo sistema economico.

In questa piccola realtà macroeconomica circolano solo 10 milioni di euro.

Le transazioni riguardano 10 milioni di oggetti e servizi, che mediamente hanno un prezzo di 1 euro l’uno.

Se venissero acquistati solo una volta l’anno, diremmo che la velocità di circolazione è pari a 1.

Se invece queste transazioni fossero fatte per 10 volte l’anno, diremmo che la massa di denaro circolante gira 10 volte in un anno.

Quindi avremmo: 10 milioni X 10 volte, da cui otteniamo 100 milioni.

Da questo esempio comprendiamo che elemento essenziale del fenomeno inflattivo è la massa di moneta circolante.

Una formula per meglio comprendere l’inflazione

Denominiamo con P il prodotto tra massa circolante e velocità di circolazione della moneta, considerando con questa seconda espressione, che denominiamo V, il numero di volte che una unità monetaria passa di mano in un certo lasso temporale, tipicamente quello annuo.

Denominiamo infine con N il numero dei prodotti e servizi realizzati in un determinato sistema economico in un certo lasso temporale.

Possiamo quindi formulare una possibile equazione, che ci indichi il livello medio dei prezzi in un sistema economico.

Ovviamente la formula potrebbe essere applicata anche considerando i dati relativi solo a determinati sottosettori specifici, come il settore alimentare, o l’automotive, se disponiamo delle necessarie informazioni.

Sempre considerando l’esempio di prima, vogliamo conoscere il prezzo medio, cui tendono i prodotti e servizi di un sistema macroeconomico, partendo dai dati di P, V ed N.

Quindi abbiamo:

P=100 milioni

V=10 volte

N=10 milioni.

Quindi dividendo P per V troviamo la massa circolante.

Infatti: 100 mln/10= 10 mln.

Quindi dividiamo come segue il precedente risultato per N, da cui: 10 mln/10 mln=1. Ed abbiamo trovato il prezzo medio in quel sistema economico.

Applichiamo certi trend economici alla formula

Intendiamo quindi sapere se, secondo la formula prevista, nell’Eurozona dobbiamo attenderci un’inflazione temporanea o meno.

Dall’equazione esaminata, possiamo ricavare le seguenti considerazioni.

La BCE ha deciso di non incrementare il tasso di creazione di nuova moneta, anche proprio per finalità di contrasto all’inflazione.

E sappiamo che, mediamente, la velocità di circolazione della moneta tende a rimanere costante.

Pertanto possiamo ritenere che sotto tale profilo non dovrebbe esserci qualche sorpresa monetaria.

A questo punto, tutto sta a considerare il denominatore.

Sappiamo infatti che se il tasso di crescita del PIL reale, ossia al netto dell’inflazione, supera il tasso di crescita di creazione di nuova base monetaria, allora ecco che la tendenza dei prezzi dovrebbe quanto meno rallentare.

Lo dimostriamo ricorrendo alla formula, di cui sopra.

Immaginiamo di passare dall’esempio di prima ad uno con i seguenti dati.

M passa da 10 a 12, incrementandosi del 20%.

V resta costante a 10.

Invece N passa da 10 a 13, incrementandosi del 30%.

Avremo quindi: 12/13=0,92.

Tutto sta a considerare, quindi, quali prospettive assumerà il PIL reale nell’ambito dell’Eurozona.

Secondo talune stime dovrebbe crescere in misura superiore alla creazione di base monetaria, contribuendo quanto meno ad un rallentamento dei prezzi.

Il fenomeno inflattivo che si è palesato ricondurrebbe, quindi, secondo il modello proposto, ad una politica monetaria eccessivamente espansiva, non proporzionata nel rapporto tra tasso di crescita dell’economia in termini reali e tasso di creazione di nuova base monetaria.

E di qui si comprende anche il perché della compresenza di inflazione e stagnazione/recessione.

Comunque occorre anche considerare che la realtà delle situazioni non è così lineare. Spesso assistiamo ad un rallentamento nell’adeguamento dei prezzi alle variabili macroeconomiche, da parte delle aziende.

Conclusioni

E, per concludere su “Inflazione stabile o contingente? Una formula potrebbe risolvere la vexata quaestio”, dobbiamo quindi rimarcare il ruolo fondamentale della pandemia.

Ulteriori restrizioni economiche, legate al fenomeno pandemico, determinerebbero probabilmente una fase di PIL in termini reali che cresce meno del tasso di creazione di nuova base monetaria.

Invece una ripresa più sostenuta ricondurrebbe allo scenario opposto.

In sintesi, possiamo affermare che se certe previsioni di un tasso di crescita del PIL in termini reali superiore al tasso di crescita di nuova base monetaria dovesse essere confermato, allora si confermerebbe l’ipotesi di una inflazione destinata a rientrare.

Le tempistiche

Come si usa dire, il buon giorno si vede dal mattino.

Traslato in termini economici, questo significa che solitamente dovrebbero bastare i dati, relativi al primo trimestre/quadrimestre, soprattutto quelli relativi alla massa monetaria circolante ed al PIL in termini reali, per comprendere se si confermerà o meno l’ipotesi di un’inflazione in fase di rientro nell’ambito dell’Eurozona.

Anche perché a quel punto dovremmo sapere come stanno le cose anche a livello sanitario per il 2022 e se la guerra contro la pandemia ormai si sta per vincere o meno.

Sarebbero ormai passati circa due anni e mezzo dalla comparsa del virus, e tale lasso temporale già in passato ha dimostrato di essere sufficiente a comprendere le future evoluzioni delle condizioni sanitarie rispetto ad una eventuale pandemia.

Con inevitabili conseguenze anche sulla maggior facilità di prevedere eventuali nuove misure restrittive e le inevitabili conseguenze sul PIL.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT