Inflazione attesa al 2.2% e rendimento del titolo di Stato decennale americano al 1.62% e chi lo acquista fa davvero una scelta antieconomica?

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In questo articolo cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su una situazione apparentemente controversa che si sta verificando in diversi mercati obbligazionari. I rendimenti infatti, sembrano non riuscire a remunerare neppure il tasso d’inflazione attesa. Ma allora quali sono le motivazioni alla base di questa scelta apparentemente antieconomica?

Inflazione attesa al 2.2% e rendimento del titolo di Stato decennale americano al 1.62% e chi lo acquista fa davvero una scelta antieconomica?

Situazione macroeconomica distorta da pesanti interventi di politica monetaria espansiva

La Federal Reserve, nel tentativo di sostenere la ripresa economica susseguente allo shock determinato dal Covid 19, ha messo in campo una delle più massicce politiche monetarie espansive della storia umana. A causa di questa politica, la FED stampa moneta per acquistare titoli di Stato americani a breve scadenza. Questo comporta un aumento della domanda per questi prodotti. L’aumento di domanda, a parità di altre condizioni spinge i prezzi verso l’alto. Prezzi più alti, comprimono i rendimenti.

Possiamo quindi concludere che la politica monetaria espansiva, sta artificialmente schiacciando i rendimenti dei titoli di Stato a breve scadenza. Gli operatori finanziari, al fine di cercare rendimenti adeguati, si spostano su scadenze più lunghe. Creando così un effetto domino che va a comprimere anche i rendimenti sui prodotti con scadenze più lunghe come ad esempio il titolo di Stato decennale.

Inflazione attesa al 2.2% e rendimento del titolo di Stato decennale americano al 1.62% e chi lo acquista fa davvero una scelta antieconomica?

Dipende. Alcuni operatori istituzionali come ad esempio i fondi pensione hanno dei limiti dettati dai loro organismi di controllo. Pertanto non possono detenere oltre a una certa percentuale di strumenti rischiosi in portafoglio. Quindi tra il detenere liquidità che rende zero, o il detenere titoli di Stato americani, tutt’ora classificati come privi di rischio, preferiscono investire in questi ultimi ed assicurarsi un 1.62% di rendimento “privo di rischio”.

Inoltre, ci sono altri investitori, soprattutto coloro che operano in aree monetarie non denominate in dollari americani (USD), che pur non avendo particolari vincoli, speculano su un apprezzamento del dollaro americano che quindi andrebbe a più che compensare l’inflazione attesa.

Perché alcuni operatori sembrano quindi scommettere su un possibile apprezzamento del dollaro americano?

Secondo questi ultimi operatori, se l’inflazione negli Stati Uniti continuerà a mordere, la FED, si vedrà costretta prima o poi ad iniziare a ridurre la politica monetaria espansiva o addirittura iniziare una politica monetaria restrittiva. Questa, a parità di altre condizioni, porterebbe quasi automaticamente ad un apprezzamento del dollaro americano rispetto ad altre valute di riferimento.