In tanti trascurano questi piccoli addebiti che potrebbero essere il campanello d’allarme di un buco sul conto 

PAGAMENTI

I pagamenti digitali hanno ormai il sopravvento. È un dato di fatto che la tecnologia non lascia più scampo neanche agli amici più nostalgici dei metodi tradizionali. Soprattutto nel mondo bancario dove il passaggio al digitale si è evoluto velocemente anche grazie all’emergenza sanitaria. Insomma la presenza fisica in banca non è più indispensabile. Ciò è reso possibile dai dispositivi che consentono l’accesso da remoto al conto corrente attraverso il collegamento internet.

Pertanto non solo i pagamenti diventano digitali con carte e bonifici ma anche tutti gli addebiti di utenze e servizi. Infatti, anche chi prima della pandemia conservava l’abitudine di pagare il classico bollettino, oggi si è arreso all’addebito in conto. E al fine di proteggere migliaia di transazioni digitali unitamente alle esigenze di velocizzare in tutta Europa gli scambi commerciali è nata la normativa PSD.

La banca a portata di click ma attenzione alle truffe

Tuttavia utilizzare la banca da remoto espone a non pochi rischi. Infatti bisogna stare attenti a come e quando si accede all’Internet banking. Conservare le password al di fuori del computer o dello smartphone è una sana regola. In effetti sarebbe un clamoroso errore digitarle in un sito internet che non è quello della banca. In genere un sms o un messaggio WhatsApp che chiede dati sensibili è pericoloso. Stare costantemente in guardia, invece, è fondamentale perché in tanti trascurano questi piccoli addebiti che potrebbero essere il campanello d’allarme di un buco sul conto.

In realtà, tutti questi tentativi sono messi in atto non solo per avere le chiavi di accesso al nostro conto corrente, ma anche per trafugare dati anagrafici sensibili. Gli stessi vengono poi venduti nel famoso deep internet per essere utilizzati nei modi più disparati.

In tanti trascurano questi piccoli addebiti che potrebbero essere il campanello d’allarme di un buco sul conto

Gli addebiti conosciuti come mandati di pagamento SEPA ovvero quelli che per noi italiani venivano chiamati RID presuppongono che il consumatore abbia dato il consenso. Per tale ragione l’addebito arriva direttamente sul conto bancario o postale.

Pertanto può succedere, come già segnalato dalla Polizia Postale fina dal 2019, che arrivino addebiti che sembrano disposti dal titolare. Ciò perché i truffatori hanno rubato dati personali come le generalità e l’IBAN. In modo falso, poi, hanno predisposto presso un’altra banca l’emissione di un mandato di pagamento per l’addebito di una fornitura di beni o servizi.  Inoltre, le somme addebitate spesso sono di modico importo anche di 10 euro e comunque minori di 100 euro.

Tali somme marginali, infatti, potrebbero confondersi tra i diversi addebiti di spese che derivano dalle centinaia di transazioni che si fanno in un trimestre. Il consiglio, quindi, è quello di controllare frequentemente con occhio clinico la lista dei movimenti. Se si rilevano però tali anomalie bisogna subito segnalarlo alla propria banca. Per fortuna la tutela imposta dalla PSD è molto forte. È infatti possibile chiedere lo storno del pagamento per molto tempo successivo all’operazione. Il problema vero, però, è non accorgersi proprio degli addebiti.