Gian Piero Turletti è Autore di alcuni Ebooks Edizioni ProiezionidiBorsa
Si è soliti affermare che certi poteri costituzionali sono gestiti da organismi politici, come il parlamento, il governo, e via dicendo.
Ma è proprio così?
Ed anche nelle recentissime vicende politiche italiane, qual’ è stato il vero peso della politica, e quale, invece, il peso di altri organismi, forse un po’ più nascosti al grande pubblico ed ai cittadini?
Per comprendere di cosa sto parlando, basta porsi una domanda:
immaginate di essere eletti in una qualsiasi assemblea politica, consiglio regionale, piuttosto che parlamento, o altro ancora.
Sapreste, ad esempio, redigere una proposta di legge regionale, un disegno di legge, o anche solo un regolamento comunale?
Eppure si dice che siano i parlamentari, piuttosto che i consiglieri comunali o regionali, ad avere la competenza in siffatte materie.
Ebbene, la risposta è semplice: i politici hanno il potere di presentare atti in siffatte materie, ma spesso non hanno la competenza tecnica per redigerli.
Solo coloro che hanno una certa esperienza in materia lo sanno fare.
Diversamente, non a caso, si devono rivolgere ai vari tecnici, di partito, delle assemblee legislative, piuttosto che a quelli presenti nei vari ministeri.
Saranno costoro ad ascoltare le direttive dei politici, a preparare con pazienza diverse proposte alternative, a spiegare al politico di turno le possibili modifiche, insomma a preparare i dossier tecnici ed il politico sceglierà.
Politico che, si spera, dopo un pò, magari in talune materie acquisirà almeno in parte una certa competenza.
Ecco perché, in certo qual senso, un sistema democratico certo si regge sui politici eletti, ma occorre che questi ultimi quanto meno capiscano i dossier loro presentati dai tecnici.
Diversamente, i tecnici potrebbero redigere qualunque testo normativo o comunque atto formale, su cui i politici si limiterebbero ad apporre la firma.
Me ne sono reso conto quando, appunto, tecnicamente, per un certo periodo della mia vita, mi dedicai a questo tipo di attività tecnica.
Ed ecco, quindi, che tale esperienza mi consente alcune considerazioni, forse insolite, sulla attuale fase politica.
La mia impressione è che in campagna elettorale troppo facilmente si siano formulate proposte, poi difficili da attuare, conti alla mano, in particolare reddito di cittadinanza e flat tax.
Probabilmente anche a seguito di incontri con alcuni tecnici, ci si è resi conto della loro difficile attuabilità (tipo di problematica oggetto appunto di una disciplina tecnica, come la legistica, che non si occupa solo di redigere tecnicamente testi normativi, ma anche di comprendere implicazioni ed effetti economici delle diverse leggi).
E forse la tentazione di volersi far da parte, ma apparendo come incolpevoli politici, è stata troppo forte.
Del resto, chi vorrebbe andare al governo, per poi dire: scusate, ci siamo sbagliati?
Ora, guarda caso, tutto passa nelle mani del Presidente, il quale necessariamente incaricherà direttamente dei tecnici, a loro volta presieduti da un altro tecnico, e non dimentichiamoci che, a sua volta, Mattarella è anche un tecnico, come ex giudice della consulta.
Ma anche i tecnici non sono dei maghi.
Cosa ne uscirà?
Personalmente credo che non vi siano molte possibilità di evitare aumenti dell’Iva e quant’altro, a meno di aggravare ulteriormente quella normativa che invece molti politici vorrebbero contrastare, come quella sul welfare e sul regime pensionistico.
Non a caso i richiami al non rispetto di certi parametri europei sono parsi quasi obbligati a certi politici.
Ma anche la prossima legge di bilancio, su cosa dovrebbe basarsi?
Anche a tale riguardo, non possono non venirmi in mente immagini di uffici legislativi con decine di tecnici impegnati a studiare capitoli di spesa e di bilancio, per far quadrare i conti, in accordo con i tecnici della ragioneria generale dello stato.
Poi si spera che il dossier sia ben preparato e che anche un non tecnico della materia possa comprenderlo, sia pur a sommi capi.
Per evitare errori, e stare alla realtà della situazione attuale, intanto i tecnici del mef hanno già messo in conto l’entrata in vigore delle clausole di salvaguardia ed un conseguente effetto negativo sul potenziale di crescita.
Del resto, come qualcuno ricorderà, che le promesse fatte in campagna elettorale fossero questa volta davvero eccessive, l’avevo adombrato in tempi non sospetti, ed era questa una delle ragioni che mi avrebbero poi ulteriormente confermato la quasi inevitabilità di rinnovate elezioni, più che per i motivi apparenti sbandierati nel post elezioni.
Del resto, per tornare ai tecnici, sfido qualunque tecnico a trovare una soluzione basata sulle seguenti direttive politiche: evitare le clausole di salvaguardia, mantenere gli attuali livelli di welfare, evitare qualsiasi incremento della pressione fiscale, evitare magari tagli di spesa.
Probabilmente la risposta dei tecnici sarebbe: mission impossible!
Quanto alla fiducia ad un governo tecnico, non credo che giungerà.
Troppi gli appetiti di un ancora migliore risultato elettorale per certe forze, come 5 stelle e Lega, mentre i voti di altre componenti sarebbero insufficienti.
E, per tornare alle notazioni tecniche, neppure è vero che nuove elezioni sarebbero una sorta di ballottaggio, perché il vero ballottaggio vede le vittoria di chi prende anche solo un voto in più, non si basa su sistemi proporzionali.
Intanto resta sul tappeto, come dicevo, quell’insieme di problemi, che vanno dalle clausole di salvaguardia alla prossima legge di bilancio.
Se il prossimo governo tecnico ricevesse la fiducia, sarebbe interessante notare come sarebbero affrontati, ma la fiducia è quanto meno improbabile.
Tutto sarà quasi sicuramente demandato ad un prossimo governo politico.
Quale, non è dato sapere.